La Francia ha deciso di nominare un “ambasciatore per i diritti Lgbt+”, diritti che “negli ultimi anni sono stati rimessi in discussione anche sul suolo europeo”, e questo “non è accettabile”. Ad annunciarlo è stata la prima ministra francese Elisabeth Borne, facendo altresì sapere, come si legge su EuropaToday.it, che la nomina dello stesso ambasciatore per i diritti Lgbt+ arriverà entro la fine di quest’anno, 2022. Le parole della Borne sono state rilasciate in occasione di una visita della stessa premier transalpina al centro Lgbt+ con sede ad Orleans, in occasione del quarantesimo anniversario dell’abrogazione delle discriminazioni fra le relazioni eterosessuali ed omosessuali che erano state introdotte nel Codice Penale del regime di Vichy.
La missione dell’ambasciatore per i diritti Lgbt+ sarà quella di coordinarsi assieme al Ministero dell’Europa e degli Affari Esteri con l’obiettivo di proteggere le persone interessate dalla discriminazione, e nel contempo di promuovere i diritti della comunità Lgbt+ in tutto il mondo, non solo in Francia: “Porterà la voce della Francia e difenderà la depenalizzazione universale dell’omosessualità e della transidentità”, ha aggiunto ancora Elisabeth Borne che poi ha proseguito: “La battaglia delle mentalità non è ancora vinta”, ha avvertito Borne, notando che “l’odio anti-Lgbt+ continua a escludere, ferire e talvolta persino uccidere”.
FRANCIA NOMINERA’ AMBASCIATORE LGBT+, ISTITUITO ANCHE UN FONDO DA 3 MILIONI DI EURO
Nella stessa occasione, sempre il primo ministro della nazione francese ha fatto sapere che è stato istituito un fondo da tre milioni di euro per creare dieci nuovi centri Lgbt+ in Francia, nonché per rafforzare i 35 già esistenti.
Stando al capo del governo transalpino, grazie a questi denari, si potrà raggiungere l’obiettivo di creare almeno due centri di questo tipo per ogni regione francese, e almeno un centro in ogni territorio d’oltremare, quelli “slegati” dalla Francia. Borne ha concluso elogiando “il lavoro esemplare delle organizzazioni e dei centri Lgbt+”, che sono “punti di accesso identificabili e accessibili per molte persone che non sanno a chi rivolgers”i, e che l’anno scorso “hanno aiutato quasi 6mila persone in tutto il Paese”.