La siccità che sta piegando le risaie d’Italia e sta trasformando la Pianura Padana in un vero e proprio deserto, ormai già abbattuto il PIL agricolo del 10% causando un miliardo di danni per l’agricoltura. E dunque il costo degli eventi climatici estremi, rischia di portare il belpaese ad un’economia pari a quella del dopoguerra.
La siccità in numeri: persi 3,4 miliardi di PIL agricolo
Non ci si può aspettare altro che un ulteriore incremento dei prezzi per il generi alimentari derivanti dalla produzione agricola a causa della diminuzione del 60% delle precipitazioni rispetto alla media storica e con un incremento di due gradi della temperatura rispetto agli ultimi anni. Secondo Coldiretti i danni della siccità potrebbero arrivare a 6 miliardi di euro, poiché questo ha prodotto la diminuzione del 10% del valore della produzione agricola nazionale.
Il settore dunque avrà un valore aggiunto di 34 miliardi l’anno e di questo se ne potrebbero perdere 3,4 miliardi in relazione al PIL.
Di oggi la notizia che le risaie della pianura padana soprattutto quelle situate in Emilia Romagna che comunque costituisce la minima parte della produzione di riso italiano, si sono ormai desertificate, ciò ha determinato un incremento nella concentrazione di sale all’interno del terreno che sta praticamente decimando le piante di tutte le altre colture. Questo significa che l’Italia sta rapidamente correndo verso la trasformazione da paese con un clima mite, ad un paese quasi tropicale che ha enormi problemi ad amministrare il settore primario e la produzione agricola che da sempre a contraddistinto le tradizioni e la cultura del bel paese. Note sono nel mondo infatti le barche come sistemi di piantumazione diffusi proprio in Emilia Romagna e in altre aree del Nord. Ma ciò che si teme è che la produzione di riso, ormai messa in crisi in Emilia Romagna possa dilagare anche il Piemonte e in Lombardia Dove si concentra la stragrande maggioranza della produzione che ha fatto del bel paese un competitor addirittura come il fornitori più importanti al mondo come la Cina e altri paesi asiatici.
La siccità in numeri: ricadrà sulle tasche degli italiani
L’Italia ha già riscontrato un incremento del prezzo sui generi alimentari del 30% a causa della guerra in Ucraina e dell’inflazione dilagante, nonché della penuria di materie prime sul mercato come i cereali prodotti in Russia e Ucraina quali il grano, l’orzo, il mais da deriva anche l’incremento anche dei derivati come la pizza, la pasta e il pane.
Un quarto del territorio italiano è a rischio desertificazione. Gli agricoltori hanno fatto la conta delle perdite che si aggirano intorno al 30% per il grano duro usato per la pasta e del 20% per quello tenero utilizzato per il pane. Questo causerà un ulteriore aumento dei prezzi, che andrà a sommarsi all’incremento dovuto all’inasprimento dei conflitti internazionali.
Se a ciò si aggiunge che in alcune regioni si arriva addirittura a perdere il 40% del raccolto, capiamo che la situazione è drammatica. Se infatti Rovigo oggi registra la perdita del 60% dei raccolti, il 90% di questi è concentrato tra Lombardia e Piemonte che rapidamente stanno seguendo la strada dell’Emilia Romagna.
Per quanto riguarda i frutteti invece, terreni a coltura di peperoni, meloni, angurie, albicocche melanzane hanno perso addirittura il 70%.