VERSO CESSATE IL FUOCO TRA ISRAELE E JIHAD. MA LE SIRENE A TEL AVIV…
«Gli obiettivi sono stati raggiunti: non c’è alcun vantaggio nel continuare l’operazione ‘Breaking Down’»: lo ha annunciato in giornata il primo ministro israeliano Yair Lapid incontrando i sindaci delle città del sud di Israele. Una possibile tregua nella guerra appena cominciata tra Israele e il gruppo terroristico Jihad Islamico potrebbe scattare già da questa sera: una fonte dei servizi di sicurezza egiziani, riportata dalle agenzia internazionali, fa sapere che il Governo di Tel Aviv ha accettato una tregua sulla Striscia di Gaza con il cessate il fuoco che potrebbe scattare «già in serata».
Il Cairo – sempre secondo la fonte che rileva come sia stata decisiva e cruciale la mediazione egiziana – stava aspettando la risposta palestinese, come parte degli sforzi di mediazione egiziani a tre giorni dal nuovo conflitto nella Striscia di Gaza. Fonti palestinesi citate dai media internazionali precisano poi che l’accordo raggiunto prevederebbe uno stop al lancio di razzi e raid per le 20 (ora locale) di domenica 7 agosto. Intanto però le sirene d’allarme per possibili attacchi con razzi questo tardo pomeriggio tornano a risuonare in tutta Tel Aviv e nel centro di Israele: la tregua potrebbe essere vicina ma occorre un accordo chiaro e netto come quello che un anno fa mise fine alle atrocità durate poco più di una settimana. Intanto l’Agenzia Maan parla di almeno altri 8 morti in due attacchi dell’aviazione israeliana questo pomeriggio: in tutto, dall’inizio degli scontri, il bilancio sale a 40 vittime palestinesi.
GUERRA SULLA STRISCIA DI GAZA: COSA STA SUCCEDENDO TRA ISRAELE E PALESTINESI
Il mondo guarda nuovamente atterrito all’escalation in corso sulla Striscia di Gaza, teatro ormai da tre giorni di scontri con raid e razzi scagliati tanto dalle zone palestinesi quanto dallo Stato di Israele: l’operazione chiamata “Breaking Down” «continuerà per quanto necessario» ha detto stamane il Premier israeliano Yair Lapid, sottolineando come «Stiamo agendo in maniera mirata e responsabile in modo da rendere minimi i danni per coloro che non sono coinvolti». Sono in tutto 32 i palestinesi morti finora negli attacchi via raid da venerdì ad oggi, con il bilancio che destinato a salire anche nelle zone vicino a Tel Aviv nei pochi razzi che il sistema di difesa “Iron Dome” non riesce ad intercettare. Fino ad oggi infatti da Gaza sono partiti verso Israele 580 razzi, il 96% intercettato dalla difesa di Tel Aviv. La faida insomma è riesplosa in Medio Oriente, nel pieno di focolai di guerra mondiale anche in Ucraina e Taiwan: l’attacco sferrato contro il gruppo Jihad Islamico a Gaza rischia però di elevare la tensione mai sopita tra Israele e palestinesi.
Dopo il lancio di razzi contro Tel Aviv, stamane le sirene d’allarme sono nuovamente risuonate a Gerusalemme: addirittura “Iron Dome” sarebbe riuscito a neutralizzare due razzi da Gaza verso la Spianta delle Moschee, senza vittime o feriti denunciati. Immediata la rivendicazione da parte della Jihad islamica «reagiremo duramente» alla uccisione del comandante militare filopalestinese Khaled Mansour, avvenuta ieri. L’Italia condanna con fermezza il lancio di razzi verso il territorio israeliano e ribadisce il diritto di Tel Aviv di garantire la sicurezza dei suoi cittadini: dalla Farnesina si invita le parti a «moderazione» per evitare «un’espansione delle ostilità che causerebbe altre vittime e sofferenze ai civili».
COME È NATO IL NUOVO SCONTRO A GAZA: L’OPERAZIONE “BREAKING DOWN”
Il nuovo fronte di guerra a Gaza è cominciato tutto lo scorso venerdì quando con l’operazione per l’appunto denominata “Breaking Down” Israele ha condotti attacchi contro il gruppo Jihad Islamico provocando la morte di Taiseer al Jabari, uno dei leader del gruppo terroristico: in quell’occasione, il Premier Lapid aveva spiegato si trattasse di «una precisa operazione antiterroristica contro un pericolo immediato». Secondo Tel Aviv, il Jihad palestinese stava organizzando attacchi contro Israele come una sorta di ritorsione diretta per l’arresto, nei giorni scorsi, di un altro leader dl gruppo palestinese in Cisgiordania. L’operazione sarebbe dovuta durare una settimana ma oggi Lapid ha fatto intendere che si concluderà «solo quando sarà necessario».
Il resto è cronaca purtroppo drammaticamente consueta sulla Striscia di Gaza: episodio iniziale, lanci di razzi verso Israele, raid israeliani contro di territori considerati “occupati”. Un eterno ritorno continuo, dove la spirale di violenza purtroppo porta conseguenze tragiche per le vittime innocenti, sia di qua che di là della Striscia: secondo una prima analisi partorita dagli osservatori internazionali sulla Bbc, gli scontri di questi giorni su Gaza sono ben più intensi e preoccupanti della “guerra di 11 giorni” del maggio 2021. In quel caso il bilancio recitò 200 palestinesi e 12 israeliani morti sul campo: come scrive bene “Il Post”, l’evoluzione che prenderà i prossimi giorni in Medio Oriente dipenderà tutto dalla decisione che prenderà Hamas. Sulla carta, alleato strategico e ideologico del Jihad Islamico, ma finora non ha comunque partecipato al lancio di raid contro Israele: se Hamas decidesse invece di muovere guerra contro Gerusalemme, ecco la situazione degenererebbe all’istante. Il ministro della Difesa israelieano Benny Gantz ha avvertito sempre oggi che i leader all’estero della Jihad islamica – legata all’Iran – «dovranno pagare il prezzo» per gli attacchi condotti contro Israele: «I leader della Jihad – ha sottolineato il Ministro israeliano – si muovono all’estero in ristoranti e hotel, a Teheran, in Siria e in Libano». Secondo quanto rivelato dall’ANSA, una delegazione dei servizi segreti dell’Egitto avrebbe stabilito «diversi contatti tra le parti, israeliana e palestinese, al fine di imporre un cessate il fuoco».