Mancano meno di due settimane al sesto mese di guerra tra Russia e Ucraina. Il conflitto procede senza sosta: Kiev resiste agli attacchi delle truppe di Vladimir Putin e promette la vittoria al suo popolo. Mosca, dal canto suo, non ha intenzione di fare passi indietro.
Lo scontro è arrivato fino in Crimea, dove lunedì un’importante base aerea – ponte per le attività della flotta del Cremlino nel Mar Nero – è stata danneggiata da diverse esplosioni. Il bilancio è di un morto e una decina di feriti. Il generale Giorgio Battisti ha le idee abbastanza chiare.
Generale, che idea si è fatto di quanto accaduto alla base aerea di Saki?
“Dista più di 220 km dalle prime posizioni ucraine, quindi lascia sorgere qualche perplessità su come possa essere avvenuta questa grossa esplosione. La causa più semplice sarebbe quella confermata dal governo russo, ovvero un’esplosione accidentale dovuta a una mancanza di rispetto delle misure di sicurezza da parte del personale del posto. Questa potrebbe essere una forma di scusa, anche perché una sigaretta accesa non farebbe esplodere tutte quelle munizioni: le munizioni sono chiuse in casse e poi non c’è più, come un secolo fa, la polvere nera… E’ molto difficile che sia stato un incidente casuale o provocato dalla disattenzione umana. Dall’altra parte…”.
Dica.
Gli ucraini hanno smentito ma se fossero stati loro ci potrebbero essere due possibilità. Faccio un passo indietro. Già nei mesi scorsi si sono verificate esplosioni in depositi carburante, depositi munizioni e in aeroporti russi situati al confine tra i due Paesi. Alcuni report segnalavano incursioni avvenute con elicotteri d’attacco ucraini, che volando a pochi metri dal suolo si sono infilati nel territorio russo, eludendo i radar del controllo aereo russo. Non è la prima volta che la Russia subisce attacchi del genere, insomma. Quello che colpisce è che in questo caso sia avvenuto in Crimea, a 220 km dalla linea del fronte. E bisognerebbe capire come sia stato possibile.
Secondo lei ci sono tre ipotesi.
La smentita ucraina potrebbe essere stata di comodo, opportuna, perché i russi in tempi non sospetti hanno affermato che un eventuale attacco ucraino in Crimea avrebbe dato origine a una reazione molto forte. Kiev ha dunque l’interesse a smentire un coinvolgimento. Andando sul piano militare, ci sono tre soluzioni. La prima è che sia stato un drone ucraino, infilatosi nel territorio russo. C’era già stato un precedente un mese fa alla base navale di Sebastopoli. La seconda possibilità è che forze speciali ucraine si siano infilate in territorio russo con elicotteri, provocando l’esplosione.
La terza possibilità…
È quella che potrebbe essere la più critica – anche nei confronti degli Usa – riguarda un lancio di missili da parte dei sistemi Himars, che lanciano sei missili contemporaneamente. Se emergesse questa ipotesi, potrebbero esserci problemi: gli Stati Uniti, come confermato anche da Biden, hanno annunciato che avrebbero fornito missili che potevano arrivare al massimo a 80 km di gittata. Se sono stati consegnati anche dei missili con gittata di 300 chilometri, potrebbero sorgere ulteriori problemi tra Russia e Usa. Al di là delle varie ipotesi, comunque, quello che si intravede da un punto di vista militare è la facilità con cui si riescono a penetrare le difese e lo spazio aereo dei territori controllati dai russi.
Sempre per quanto riguarda la Crimea, le forze russe sarebbero intenzionate a collegare la centrale nucleare di Zaporizhzhia al territorio annesso da Mosca nel 2014
Da quello che riportano i media, Zaporizhzhia rifornisce ancora per una buona percentuale l’Ucraina. Tagliando questo collegamento, ci potrebbero essere diverse interpretazioni. La prima è dal punto di vista pratico, un’ulteriore azione offensiva nei confronti della società ucraina. Questa guerra non si combatte solo con le armi, ma anche con la dipendenza energetica e con la dipendenza alimentare.
Ora ci avviciniamo all’inverno, che in Ucraina sarà molto freddo…
Se viene a mancare questa percentuale di elettricità, la popolazione ucraina già sofferente dovrà fare i conti con quest’altro problema. Ed è un ulteriore segnale che la Russia non vuole cedere i territori già conquistati, altrimenti non proverebbe questa operazione. Mosca non vuole tornare indietro. Un altro aspetto non marginale è che da quando gli ucraini hanno i lanciarazzi, i russi hanno iniziato a schierare artiglierie e depositi di munizioni all’interno delle centrali nucleari e delle centrali elettriche, così da non essere attaccati.
Tra poco arriveremo ai sei mesi di guerra, Kiev quanto riuscirà a resistere ancora?
Da un punto di vista mediatico, l’Ucraina sembra che possa resistere senza problemi. Leggevo alcune agenzie del governo di Zelensky che dicevano che l’Ucraina accetterà di sedere a un tavolo di pace quando avrà ripreso anche la Crimea. Io condivido la posizione ucraina, ma mi sembra materialmente difficile. Anche i russi hanno affermato che in questo momento non ci sono le condizioni per intavolare una trattativa diplomatica tra i due governi. Le due parti sono molto consolidate sulle loro posizioni, entrambe pensano di vincere. L’Ucraina non rivela le perdite che subisce, tant’è vero che – in base ai report – anche gli americani sono un po’ indispettiti. Da quello che dicono Zelensky e i suoi collaboratori, è chiaro che a un certo punto la disponibilità dei combattenti inizierà a scarseggiare.
Anche molti dei volontari sono tornati indietro.
Sì, il Paese che si trova più in difficoltà è sicuramente l’Ucraina in questo momento. C’è anche un aspetto logistico da non sottovalutare, per quanto riguarda le armi ricevute dai Paesi. Ci sono dei problemi anche nell’utilizzo dell’artiglieria altamente sofisticata. E’ una situazione delicata e difficile per le forze armate. Ma lo spirito ucraino resiste e sarà mantenuto. Molti dimenticano che tra i due Paesi non c’è mai stata grande fratellanza nell’ultimo secolo, basti pensare agli anni Trenta o alla Seconda guerra mondiale e all’immediato Dopoguerra. La popolazione ucraina combatterà fino alla fine, finchè potrà.
(Massimo Balsamo)
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