Le elezioni politiche del 25 settembre sono sempre più vicine e si andrà a votare con la legge elettorale Rosatellum, spesso al centro delle polemiche. Non sono mancate, infatti, contestazioni sulla fattura della legge, complice quanto accaduto nel 2018. Ma c’è di più, il cosiddetto effetto flipper: “E’ uno degli aspetti di dettaglio del Rosatellum. Come sappiamo, il cuore della legge è l’uninominale. Poi, però, c’è anche il proporzionale, rispetto al quale bisogna tenere conto dei famosi listini, quelli bloccati da due-quattro persone”, le parole di Alfonso Celotto a Il Giornale.
L’esperto, costituzionalista e ordinario di Diritto costituzionale, ha evidenziato che può accadere che uno di questi listini “non copra il numero di eletti previsti in base al numero di voti ottenuti. Se il listino non è sufficiente a coprire il numero di eletti previsto, i seggi vengono assegnati nei collegi vicini. Un fenomeno che è accaduto con il M5S”.
Rosatellum, effetto flipper: cos’è?
Nel corso del dialogo con il quotidiano, Celotto ha ricordato che quattro anni fa ci furono parecchi ricorsi. Salvatore Vassallo, presidente dell’Istituto Cattaneo e professore di Scienza Politica, ha precisato che l’effetto flipper non è una carognata di chi ha scritto la legge: “È inevitabile per contemperare da un lato la ripartizione proporzionale dei seggi tra le liste su base nazionale (Camera) o regionale (Senato) e dall’altro l’assegnazione di un numero di rappresentanti ad ogni territorio proporzionale alla popolazione”. In caso di contrasto, ha proseguito l’esperto, la legge elettorale deve segnalare quale dei due principi deve prevalere e il Rosatellum fa prevalere il principio della proporzionalità tra le liste. Poi sul meccanismo: “Se dopo aver distribuito i seggi proporzionalmente tra le liste all’interno di ciascun collegio plurinominale ci sia accorge che, nel totale, un partito ne ha ottenuti più del dovuto, glieli si deve togliere in quei collegi in cui li aveva presi pagandoli con meno voti, per darli ai partiti che, in prima battuta, ne avevano presi meno del dovuto. Se lo scambio non si può fare dentro la stessa circoscrizione, si deve andare in altre, anche alterando il numero dei seggi assegnato a ciascun territorio”.