L’assalitore di Salman Rushdie ha agito da solo o per conto di qualcuno? Questa è una delle domande a cui devono trovare risposta le indagini sull’aggressione allo scrittore. L’autore dell’aggressione è Matar Hadi, 24enne nato in California ma di origini libanesi. La famiglia arriva da un villaggio vicino al confine con Israele, ma non vi avrebbe mai messo piede né avrebbe alcun parente. Un ex compagno di scuola americano lo ha descritto come molto religioso, infatti in qualche occasione si sarebbe adirato per commenti non appropriati. Dai vicini è stato descritto come schivo e solitario. Nella palestra che frequentava, avendo una passione per la boxe, lo hanno conosciuto come uno sempre cupo e triste. Ma l’FBI è solo all’inizio.
Dai social emerge l’appoggio alle figure della Repubblica islamica, ai pasdaran, al generale Qasem Soleimani. Un’attenzione ricambiata dal sostegno dei media conservatori dell’Iran. Non sono assunzioni di responsabilità dirette, ma l’approvazione è totale, avendo reso realtà la fatwa dell’imam Khomeini. Invece gli Hezbollah libanesi si sono trincerati in un silenzio contro chi ipotizza un legame con la fazione, alla luce di episodi precedenti. Ma Matar Hai aveva una falsa patente Usa intestata a Hassan Mughnyah, lo stesso cognome di Imad, il capo militare dell’Hezbollah ucciso da un bomba piazzata dal Mossad nel 2008 a Damasco.
MATAR HADI, I DUBBI E LE IPOTESI DELL’FBI
Forse una coincidenza o una dedica. Per il procuratore, Matar Hadi l’ha usata per registrarsi all’evento di Salman Rushdie, arrivando in bus almeno un giorno prima forse per un sopralluogo. Indizi che denotano una premeditazione. Peraltro, l’uso di patenti Usa falsificate in maniera approssimativa rientra nel modus operandi dell’Hezbollah e dell’intelligence khomeinista. Si torna quindi al punto di partenza: gli investigatori, come riportato dal Corriere della Sera, vogliono capire se l’assalitore di Salman Rushdie abbia agito di sua iniziativa o se sia stato attivato da qualcuno. Non si esclude neppure che sia un mix delle due componenti. Per questo si sta studiando la vita digitale di Matar Hadi, dal telefonino ad eventuali viaggi all’estero. Al momento non sarebbero emersi rapporti operativi con gruppi di militanti, con l’Iran e con i guardiani della rivoluzione. Ma ogni ipotesi resta in piedi: potrebbe condividere la visione dei mullah o essere stato aiutato/aver chiesto aiuto.