Condannata per l’omicidio della 46enne Rossana D’Aniello, Daniela Cecchin aveva 47 anni al momento del delitto consumato nell’abitazione della vittima, in via della Scala a Firenze, l’8 novembre 2003. La donna avrebbe confessato 6 giorni dopo, il 14 novembre, fermata dalla polizia sulla scia di pesanti indizi isolati sulla scena del crimine. Daniela Cecchin, vicentina classe 1956, avrebbe affermato di aver agito spinta dall’invidia per la vita felice di Rossana D’Aniello, sposata da anni e madre di due figlie adolescenti al momento della morte. Le due non si conoscevano, ma Cecchin avrebbe incontrato il marito della vittima, Paolo Botteri, all’epoca in cui frequentavano entrambi la Facoltà di Farmacia nel capoluogo toscano prima che lei lasciasse gli studi e tornasse nella sua città natale. Daniela Cecchin avrebbe nutrito interesse per Botteri, non ricambiata, e negli anni non avrebbe mai dimenticato quel “ragazzo” che l’avrebbe sempre trattata con gentilezza diversamente da quanti la ignoravano.
L’omicidio addebitato a Daniela Cecchin è stato particolarmente efferato. Rossana D’Aniello, come ricostruito dagli inquirenti e raccontato al programma Terzo Indizio dall’ex capo della Squadra mobile di Firenze, Gianfranco Bernabei, è stata colpita con una violenza tale che il cadavere sarebbe stato quasi decapitato. Sul posto, l’assassina si sarebbe tolta alcuni indumenti intrisi di sangue per indossare un giaccone del marito della vittima, finendo per seminare elementi che preso l’avrebbero condotta sotto il fuoco delle indagini e poi alla sbarra con l’accusa di essere l’autrice del delitto.
Chi è Daniela Cecchin: l’omicidio di Rossana D’Aniello, la confessione e la condanna
Daniela Cecchin sarebbe stata fermata il 14 novembre 2003, 6 giorni dopo l’omicidio di Rossana D’Aniello, e ascoltata dagli inquirenti avrebbe reso una piena confessione dell’orrendo crimine. “Sono stata io – avrebbe detto in interrogatorio, come riporta il quotidiano La Stampa –, l’ho fatto per invidia: era bella e felice, lei e il marito, troppo felice. Una donna da ammirare, per questo l’ho uccisa“. Rossana D’Aniello sarebbe stata colpita a morte e quasi decapitata all’interno della sua casa al terzo piano di via della Scala, mentre marito e figlie erano via. Il primo al lavoro, in una nota farmacia di Firenze, le seconde a scuola. Al loro ritorno, la macabra scoperta del corpo senza vita della 46enne, riverso a terra in una pozza di sangue. A Daniela Cecchin gli investigatori sarebbero risaliti, oltre che attraverso gli indizi isolati sulla scena del crimine, anche grazie ad alcuni tabulati telefonici in cui erano impresse telefonate anomine indirizzate alla famiglia dei Botteri-D’Aniello.
Daniela Cecchin, nata nel 1956, dopo essersi lasciata alle spalle gli studi universitari in Farmacia a Firenze, sarebbe tornata nella provincia di Vicenza e, negli anni ’90, nuovamente nel capoluogo toscano per trovare lavoro come impiegata nell’Ufficio Igiene del Comune. Il caso D’Aniello, come avrebbe dichiarato l’allora capo della Squadra mobile fiorentina Bernabei, in un intervento riportato da Repubblica, è stato definito “senza precedenti” per almeno tre motivi: il contesto in cui è maturato, le modalitïà di esecuzione – evidenziata la particolare ferocia dell’azione omicidiaria – e il fatto che a commettere un simile omicidio sia stata una donna. Daniela Cecchin, condannata in primo grado a 30 anni, si sarebbe vista ridurre la pena a 20 anni di carcere perché riconosciutale l’infermità mentale.