Per supportare la sanità in Calabria arriveranno circa 500 medici cubani. Lo ha reso noto il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, in un video pubblicato sui social.
Da settembre i medici cubani arriveranno negli ospedali calabresi in affanno ormai da anni per la carenza di medici e personale: “La scuola medica cubana è tra le migliori. Ho intavolato una trattativa – ha detto Occhiuto nel video -, oggi ho firmato l’accordo all’ambasciata di Cuba. Cominceremo da settembre con alcune decine di medici che integreremo nel nostro sistema sanitario”.
Il supporto dei medici caraibici dovrà essere affiancato da altre azioni. C’è da diverso tempo una fuga dai reparti ospedalieri e soprattutto dall’area dell’emergenza; si assiste a medici che vanno incontro a turni di lavoro sempre più massacranti e che sono oggetto di continue aggressioni verbali, fisiche e legali, con l’abitudine diffusa di cercare la responsabilità civile e penale del medico per qualsiasi caso con epilogo negativo. È frequente, anzi ormai quasi costante, ritrovarsi ambulanze che raggiungono malati o feriti con notevole ritardo, ma anche senza la presenza di un medico a bordo.
La ricerca di nuovi medici, tra concorsi, immissioni in ruolo e manifestazioni di interesse per i trasferimenti sembra non funzionare. “Il reclutamento è diventato un terno al lotto, difficilmente prevedibile e governabile. In Calabria – il nostro sistema sanitario, in questo momento, ha risorse in abbondanza per assumere – negli ultimi mesi le abbiamo provate tutte. Abbiamo fatto bandi per posti a tempo indeterminato, manifestazioni di interesse, e sono andati deserti. Stiamo lavorando – avevamo avviato un confronto serio con il ministro dell’Economia Franco – ad un pacchetto di incentivi, economici e di carriera, per rendere maggiormente attrattivi i nostri concorsi. Del resto, se analoghi problemi vengono riscontrati in Regioni d’eccellenza – dalla Lombardia alla Toscana, dal Veneto al Piemonte -, figurarsi in Calabria, con una sanità disagiata che paga il conto di 12 anni di commissariamento. Eppure, nel nostro territorio devo, con i miei collaboratori, contrastare quotidianamente le emergenze, rischiando di chiudere reparti o interi ospedali. Per impedire che ciò possa accadere devo avere tutta la cassetta degli attrezzi a disposizione”.
La trattativa è stata chiusa presso l’Ambasciata della Repubblica di Cuba in Italia, con la firma di un Accordo di cooperazione con la Comercializadora de Servicios Medicos Cubanos (CSMC), la società dei medici cubani, per la fornitura di servizi medici e sanitari. Occhiuto spiega: “Da mesi ho una proficua interlocuzione con il governo cubano. I medici sono un fiore all’occhiello del Paese caraibico, ed hanno già aiutato l’Italia, in Lombardia e in Piemonte, nei mesi più caldi della pandemia. Grazie a quest’intesa in Calabria potremo utilizzare temporaneamente – fino a quando non saranno espletati con esiti positivi tutti i concorsi – operatori sanitari provenienti da Cuba. Il governo caraibico può mettere a nostra disposizione 497 medici con diverse specializzazioni. A settembre partirà la fase sperimentale di questa collaborazione e arriveranno nella nostra Regione i primi medici. Inizieranno coloro che già sanno parlare l’italiano e gli altri, prima di prendere servizio, faranno corsi intensivi per apprendere presto e bene la nostra lingua. Ad ogni modo, i medici cubani saranno sempre affiancati dai nostri operatori sanitari. Siamo soddisfatti per la firma di questo importante Accordo, un’opportunità in più per la Calabria, un modo concreto per dare risposte immediate ai bisogni dei cittadini, per erogare in modo adeguato i servizi, per garantire su tutto il territorio regionale presidi sanitari operativi e ospedali funzionanti. Abbiamo deciso in questi mesi di mantenere riservata questa delicata trattativa anche perché, nel frattempo, altre istituzioni pubbliche e private stavano esplorando con insistenza la stessa strada”.
Una soluzione che servirà a tamponare qualche emergenza e, si spera, che possa consentire al sistema sanitario regionale di individuare ed assumere nuovi medici, con minore assillo. Ma quello della carenza di medici nel settore pubblico è un problema strutturale, con la poca disponibilità di nuovi medici messi a disposizione dal sistema universitario, anche grazie al protezionismo del numero chiuso, alla scarsità dei posti e alla lunghezza dei tempi nei percorsi di specializzazione, al non utilizzo di medici neolaureati o specializzandi. Scelte su cui dovranno confrontarsi e misurarsi le Regioni e il futuro governo.
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