Il giorno dopo l’attentato che ha ucciso la figlia dell’ideologo Aleksandr Dugin, la Russia si scopre vulnerabile. Tanto che c’è chi starebbe spingendo Putin a ordinare la mobilitazione generale della nazione: “Operazione militare speciale” ci ha detto in questa intervista il generale Giorgio Battisti, già comandante del corpo d’armata di Reazione rapida della Nato in Italia e capo di stato maggiore della missione Isaf in Afghanistan, “non è un termine scelto a caso o per pura propaganda internazionale. Secondo la legge russa tale termine non permette la mobilitazione generale, cioè chiamare alla guerra tutte le classi di età almeno fino ai 50 anni”.
La Russia comunque irrigidisce i muscoli, tanto che l’ambasciatore russo alle Nazioni Unite, nonostante le aperture possibiliste del vertice di Leopoli, ha dichiarato che non esiste alcuna possibilità di una soluzione diplomatica della guerra.
C’è fermento ai vertici russi. Si cerca di spingere Putin a ordinare la mobilitazione generale e a usare in modo più massiccio le armi diversamente da quanto fatto finora, per la preoccupazione di uno scontro diretto con la Nato. Lei che idea si sta facendo?
Il termine “operazione militare speciale” non è stato scelto a caso o per mascherare una guerra, ma rientra nell’ambito di un perimetro giuridico interno russo che non richiede, come succede per una guerra vera e propria, la mobilitazione obbligatoria dei giovani. Chiamando così l’invasione dell’Ucraina hanno utilizzato le forze già pronte senza dover fare la leva di massa come fecero tutti i Paesi nelle due guerre mondiali. In Italia furono mobilitate 15 classi di età.
Putin ancora oggi sembra sia contrario a una mobilitazione generale. Le sorti ambigue della guerra, la sua lunghezza, gli attentati potrebbero fargli cambiare idea?
No. Potrei sbagliarmi, bisognerebbe essere nella sua testa, però ritengo che mobilitare la nazione finirebbe per corrompere quel consenso quasi di massa, si dice l’80%, di cui gode ancora. Quando i figli di leva partono per una guerra e muoiono il consenso scende. Basta pensare a quando l’Unione Sovietica invase l’Afghanistan. Fu una delle cause del crollo della Russia comunista.
Le sorti della guerra cambierebbero a favore di Mosca con una mobilitazione generale?
No. La mobilitazione della nazione la Russia la sta già facendo nei confronti dell’industria nazionale che è stata riorientata per la produzione di armi e munizioni. Ancorché ipoteticamente dichiari la mobilitazione, si tratterebbe di giovani inesperti. Ci vogliono mesi di preparazione. Per un nostro soldato qualsiasi che debba andare in missione all’estero occorre più di un anno di preparazione.
Addirittura?
Certamente, non vogliamo si trasformino in carne da cannone. Magari i russi questo aspetto lo valutano di meno, ma bisogna saper combattere comunque. Di fatto, stanno già cercando di reclutare con premi di ingaggio molto elevati, dai 3 ai 5mila dollari al mese, ex militari fino ai 50 anni con esperienza militare. Ogni regione russa dovrebbe fornire un battaglione di 400, 600 uomini con esperienza militare.
Secondo l’ambasciatore russo alle Nazioni unite non c’è alcuna possibilità di una soluzione diplomatica della guerra. Questo cosa significa?
È quello che dicevamo quando parlavamo delle dichiarazioni di Erdogan al vertice di Leopoli, era pura propaganda personale dire che Putin e Zelensky accettavano di incontrarsi. I russi stanno subendo attacchi nelle retrovie in Crimea che oltre a costituire danni sensibili, sono anche umiliazioni davanti alla comunità internazionale. Tutti pensavamo che le forze russe fossero superiori a quelle della Nato, ma davanti ad attacchi anche banali come quelli che stiamo vedendo, stanno perdendo questa credibilità.
Forse l’anello più debole dell’apparato russo è l’intelligence? Dopo aver sbagliato ogni previsione sulla guerra, si dimostra anche incapace di sventare attacchi nelle retrovie.
Questo stupisce. Noi occidentali sin dai tempi della Guerra fredda avevamo un’immagine del Kgb di grande efficienza, capace di infiltrazioni negli apparati occidentali, ma dai risultati avuti con il piano per l’invasione hanno dimostrato di essere scarsamente in grado di lavorare. Da quanto risulta da documenti americani avevano infiltrato diversi collaboratori nella intelligence e nel governo ucraino, ma anche lì il più anziano di loro era un uomo educato e addestrato ai tempi del Kgb.
C’è sempre preoccupazione per la centrale nucleare di Zaporizhzhia. Secondo le autorità ucraine i russi l’avrebbero trasformata in un deposito di carburante.
Sembra proprio di sì. Questo sarebbe stato fatto dopo che i missili forniti dagli americani hanno colpito diversi depositi nelle retrovie. Dislocando armi e carburante in una centrale atomica i russi sono sicuri che gli ucraini non colpiranno. Va detto che Mosca si è detta disponibile a una visita dell’agenzia internazionale nucleare, mentre Kiev ha detto di no.
(Paolo Vites)
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