È un evento eccezionale che il più alto referente del mondo islamico, Muhammad bin Abdul Karim Al-Issa, partecipi alla celebrazione del centenario della nascita di un prete cristiano, don Luigi Giussani, avendo letto i suoi libri e portando una testimonianza del segno che la lettura di questi libri ha lasciato su di lui. Quel segno ha portato Al-Issa a descrivere Giussani come il pioniere creativo filosofo della fede. È un evento eccezionale perché supera tutte le formalità che privano il dialogo della sua dimensione umana e lo allontanano dalla realtà. Perché quel dialogo dimentica che non sono le religioni a dialogare, ma i credenti, quegli esseri umani che vivono nella realtà. Il dialogo vero, invece, è quello che aspira a migliorare le condizioni della realtà in cui i credenti vivono e praticano la loro fede.
Secondo Al-Issa, il dialogo deve partire dal “riconoscimento” della fede dell’altro, e non si può riconoscere la fede dell’altro, se prima non la si conosce. Così il segretario generale della Lega Musulmana Mondiale ha deciso di rendere “il senso religioso” di Luigi Giussani la porta attraverso cui ritornare al Meeting Rimini, così come ha deciso di rendere il Meeting di Rimini lo spazio in cui si percepisce ancora la presenza del suo caro amico venuto a mancare, il cardinale Jean-Louis Tauran. Il Meeting Rimini, come ha detto Al-Issa, è la continuazione viva di questa amicizia, un’amicizia che non si appoggia su idee condivise, perché le persone che si riuniscono intorno a una determinata visione del sé, del mondo e della vita, che sono legati da idee, siano esse politiche, nazionaliste, economiche, filosofiche o religiose, finiscono sempre, presto o tardi, per diventare ideologie. Le persone che sono unite da una sana spontaneità, dall’esperienza elementare, fanno di ogni loro incontro un’opportunità per aprire un nuovo orizzonte e far nascere un’idea nuova. Il dialogo vero, quindi, è un dialogo che non punta all’accordo, al disaccordo, alla comprensione o alla coesistenza, ma punta a una realizzazione più profonda del sé nella sua relazione con l’altro, in una realtà che è l’esito di un incontro continuo con Dio.
In base alla tradizione islamica, anche noi ci incontriamo in Dio e ci amiamo in Dio. È un’espressione che bilancia in maniera geniale ciò che non cambia mai con ciò che cambia sempre. Dio, infatti, non cambia, ma ogni incontro con Lui è un evento unico, una creazione nuova, una vita che si rinnova di continuo.
Per questo, nella sua lettura de Il Senso Religioso, Al-Issa parte dall’idea di Giussani che la più grande privazione è la perdita del sentimento di ciò che è umano, cioè l’incapacità di accorgersi della natura del bisogno profondo che caratterizza ognuno di noi, indipendentemente dalla sua nazionalità, la sua cultura, la sua storia o la sua religione. Perché il cuore di ogni uomo si compone di una serie di principi e bisogni autentici di verità, bellezza, giustizia, bontà e felicità.
Non esagero se dico che l’incontro di Giussani con Al-Issa stabilisce una nuova base per il dialogo, cioè quel bisogno umano di bellezza che ci unisce tutti. Il dialogo oggi deve partire dall’esperienza elementare, deve riferirsi all’uomo, deve parlare della realtà che vive l’uomo, deve usare la lingua della ragione, poiché la ragione è la base della fede perché è un legame con la realtà, perché è “vita”. Solo queste nuove basi del dialogo possono portarci da una falsa comunione nella fede a un’autentica comunione nella vita.
Nonostante tutto ciò, quello che è accaduto sul palco del Meeting di Rimini non è paragonabile a quello che Al-Issa fa nel suo Paese. Al-Issa, infatti, pratica il dialogo con l’altro in maniera più grande e profonda quando l’altro non è un’estremità del dialogo, ma è il fine e lo scopo verso cui il dialogo tende. La pratica del dialogo che Al-Issa svolge si rispecchia negli sforzi incessanti che compie nel mondo islamico per costruire nuovi spazi che accolgano l’altro e la sua fede, e che invitino a conoscerlo e ad amarlo. Ritroviamo questo concetto nella Carta della Mecca.
La Carta della Mecca è un documento firmato nel 2019 da oltre 1.200 leader musulmani e oltre 4.500 intellettuali musulmani, rappresentanti di tutte le denominazioni islamiche (sunniti e sciiti) e provenienti da 139 Paesi diversi. Il documento è il risultato di un’iniziativa promossa dalla Lega Musulmana Mondiale per affermare i valori, umani e islamici, della convivenza fra religioni e culture di tutto il mondo. È considerato un documento senza precedenti, poiché esprime un grado di unanimità mai raggiunto nella storia dell’islam.
Per la prima volta nella storia del suo Paese, Al-Issa ha aperto lo spazio pubblico a tutte le religioni e le ha riunite a Riyadh affinché esprimessero in totale libertà i valori condivisi dai credenti di ogni religione e anche da chi non crede in nessuna religione, perché il bisogno di significato che l’umanità ha oggi è diventato un bisogno esistenziale.
Il mese scorso, Al-Issa ha ricevuto un onore che ogni religioso musulmano spera di avere: è stato scelto dall’Unione Internazionale degli Studiosi Musulmani per svolgere il rituale più importante della religione islamica, il sermone di Arafa, nel giorno più sacro per i musulmani in pellegrinaggio e nel loro luogo più sacro, la Mecca.
Al-Issa ha pronunciato il suo sermone davanti a più di un milione di musulmani, prima di guidare la preghiera, mentre lo seguivano in streaming circa 700 milioni di musulmani da tutto il mondo. Nel suo sermone ha scelto un argomento che per tanti può sembrare marginale, ma che per lui è fondamentale: il rapporto con l’altro, non solo l’altro che rispetta i musulmani e il loro credo, ma l’altro che li insulta e li abusa.
Al-Issa ha detto nel suo sermone:“La virtù è generalmente definita come un valore comune a tutte le genti. È una qualità apprezzata dai musulmani e dagli altri. È un comportamento saggio nelle parole e nelle azioni. Dio dice: ‘Dite alla gente parole buone’; dice anche: ‘La buona azione non è uguale alla cattiva azione; respingi il male con il bene che è migliore, e il nemico diventerà per te un amico fidato’”.
Un musulmano dai saldi principi morali non presta attenzione alle persone che discriminano e creano ostacoli, ma porta con sé le parole di Dio: “Quando ascoltano discorsi vuoti se ne allontanano dicendo: noi facciamo le nostre opere, voi fate le vostre, sia pace su di voi, dai violenti non vogliamo niente”.
Forse, se il criminale che ha attaccato Salman Rushdie avesse ascoltato il sermone di Arafa, come fa qualsiasi musulmano, ci avrebbe ripensato mille volte prima di compiere un atto del genere.
Questo incontro con Al-Issa e con Giussani ci dice che il cuore, tuttavia, è come la pietra nella quale è latente il fuoco: se lo sfreghi, arde; se lo lasci stare, si estingue.
La pietra arde al contatto di un’altra pietra, e così il cuore. Un individuo solo, isolato, non può conoscere Dio. Dio non è conosciuto nell’isolamento, la strada verso Dio sono i cuori altrui.
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