Un giudizio netto, tranchant. I problemi della Nazionale sono chiari: in Serie A giocano troppi stranieri, parola di Eugenio Fascetti. L’ex allenatore, inventore del caos organizzato, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni della Verità e non ha utilizzato troppi giri di parole: “La prima giornata di campionato, Milan-Udinese, ha sintetizzato i problemi degli azzurri: in campo giocava un solo italiano, Calabria”.
La presenza di troppi stranieri nel campionato italiano è un dato di fatto, ha rimarcato Eugenio Fascetti, per poi ricordare che i vivai non producono giovani di valore come accadeva un tempo: “Veneto e Friuli, per esempio, decenni fa erano delle fucine di talenti. Oggi non più. Nelle primavere, per interesse, per costi o per altri motivi, metà dei calciatori vengono dall’estero. Il risultato è che abbiamo un buon centrocampo, ma in difesa e in attacco suonano campanelli d’allarme”.
EUGENIO FASCETTI, IL RICORDO DI CASSANO
Tanti i traguardi raggiunti da Eugenio Fascetti nel corso della sua carriera, tanti i calciatori lanciati e le scommesse vincenti. L’esempio numero uno è sicuramente Antonio Cassano, lanciato ai tempi del Bari: “Un giorno l’allenatore in seconda mi fa: ‘Tra i ragazzi della primavera c’è un fenomeno’. Lo provammo in prima squadra. Appena lo vidi giocare pensai subito che avevamo di fronte un prodigio”. Eugenio Fascetti entrò in contatto con Cassano quando Fantantonio aveva 16 anni, fisicamente fortissimo e tecnicamente maestoso: “E poi sveglio, intelligente. Sapeva pensare giocate prima di tutti gli altri, con una velocità d’esecuzione inspiegabile per un ragazzo così giovane”. L’ex tecnico non ha dubbi, Cassano era dello stesso livello dei Baggio, dei Totti, dei palloni d’oro: “Di sicuro avrebbe potuto raccogliere ancora più soddisfazioni. Lo ha limitato il carattere? Ribadisco: è sempre stato un ragazzo molto intelligente. Di certo ha avuto un’infanzia problematica, e il desiderio di rivalsa ha inciso. Sul resto, non saprei”.