IL MISTERO (SERIO) DEI TEMPLARI: PARLA FRANCO CARDINI
Franco Cardini non si lascia certo “coinvolgere” nella lettura della storia e della cultura da “esoterismi” vari e “misteri spiccioli”: e così in merito al fascino irresistibile per il “mistero dei Templari” la sua visione sull’ordine cavalleresco del Medioevo risulta una delle più lucide e al contempo acute sul fenomeno che ancora oggi affascina storici, sceneggiatori e pubblico di vasta portata. Si rinnova dopo il successo della prima edizione il “Festival Internazionale dei Templari” ad Alessandria, dal 25 al 28 agosto 2022 grazie all’idea e alla direzione della storica e saggista Simonetta Cerrini e DA Gian Piero Alloisio, cantautore e drammaturgo: tra gli ospiti proprio Franco Cardini, storico e romanziere. Nell’intervista a “La Stampa” alla vigilia della seconda edizione, è lo stesso medievalista a disegnare un ritratto fedele alla storiografia di cosa fossero davvero i Templari.
«Erano una libera confraternita di cavalieri di modesta condizione economica sorta dopo la conquista cristiano-europea di Gerusalemme nel 1099», rileva Cardini andando alle origini del “mito” dei Templari. Nati per proteggere i pellegrini sulla strada dal porto di Giaffa alla Città Santa: grazie però all’amicizia tra il celebre capo Hugues de Payns e San Bernardo di Chiaravalle divenne nel XII secolo una vera e propria Militia, «ovvero un ordine religioso militare perché autorizzate ad avere dei fratelli cavalieri o scudieri». Cardini rileva come per molti osservatori, poco attenti, l’Ordine sembrò nato su un’empia base che mischiava guerre e preghiera: non furono empi e nel tempo si sono anche tramutati da guerrieri ad abili banchieri, tanto da attrarre secondo la perfetta visione della Disney le simpatie del miliardario immaginario Paperon de’ Paperoni.
CARDINI: “DA PAPERONE ALLA GUERRA. IL MODELLO ETICO DEI TEMPLARI”
Cardini spiega come proprio la “visione” di Paperone cela una verità storica ben più profonda: «è proprio la ricchezza a rendere i Templari invisi», spiega ancora a “La Stampa” approfondendo l’evoluzione dell’Ordine. Furono sciolti quando il re di Francia Filippo Il Bello li accusò di eresia, mentre Papa Clemente V non li condannò mai definitivamente, salvo non opporsi alla morte dell’ultimo Gran Maestro, arso sul rogo a Parigi. Parlare però di Templari spesso nella storia è equivalso a parlare di una sorta di “mito pop” con tante imprecisioni e ben poche connessioni alla verità storica. Franco Cardini ricorda Umberto Eco quando in “Il pendolo di Foucault” si prendeva gioco dei “fan dei Templari”: eretici? Esoterici? Coloro che scoprirono il Sacro Tesoro del Tempio e custodi del Santo Graal? Oppure pii cavalieri assassinati ingiustamente dal Regno di Francia con la “maledizione” che si abbatte sulla corona fino alla decapitazione di Luigi XVI?
Secondo Cardini gli storiografi seri – e non «imbecilli» che usano il mito del Tempio come attività ludica e spunto per racconti “fantastorici” – hanno provato a ricostruire la complessa vicenda storica di un Ordine che ha avuto al suo interno elementi virtuosi e altri meno. L’occasione dei Templari è utile per Cardini per ribadire le differenze importanti sulla concezione stessa di guerra dal Medio Evo al ‘700 fino ai giorni nostri: «la guerra è senza dubbio una cosa sporca e crudele», risponde il medievalista invitato al Festival a parlare dei Templari, «nei secoli però molte civiltà hanno costruito modelli etici ed eroici di comportamento nell’esercizio di armi che ne hanno valorizzatorice i pregi, come il soccorso alle vittime, il rispetto degli inermi e del nemico vinto e prigionieri, nonché sublimazione e santificazione dell’impegno guerriero in quanto disposizione al sacrificio in nome di alti ideali». Il parallelo con oggi è presto che servito: «le società pensano oggi di essere pacifiste, ma non scommettere sul pacifismo effettivo di un mondo in cui l’industria più principale è quella della produzione delle armi». Lode particolare quando Cardini tratteggia il “Templare” forse più influente della storia (pur senza esserlo nominalmente), ovvero San Francesco: «aveva una cultura cortese-trobadorica, conosceva qualche romanzo cavalleresco e sognava un avvenire come cavaliere». Ma ben presto il Santo Poverello scoprì che la sua via alla Cavalleria – conclude Cardini – «consisteva nel seguire eroicamente il Cristo povero e nudo. In ciò fu Miles Christi, soldato di Cristo, come i Templari».