La Dad è un altro acronimo che è prepotentemente nel lungo elenco di cui il sistema scolastico italiano si fregia come uno specchietto per le allodole, dato che riforme condivise per il futuro del sistema-Paese, adeguatamente finanziate, non se ne fanno da decenni.
La didattica a distanza, dunque, non solo ha solo il merito di aver “salvato” l’apprendimento di migliaia e migliaia di studenti in emergenza pandemica, ma addirittura potrebbe contribuire all’austerity energetica che la guerra russo-ucraina imporrà a quasi l’intera Europa, in particolare all’Italia, che dipende moltissimo dal gas comprato da Mosca.
Ecco che viene la proposta di Antonello Giannelli, capo del più grande sindacato dei presidi italiani (Anp), di istituzionalizzare la Dad in un giorno alla settimana per tutti gli studenti, in modo da tenere chiusi riscaldamenti e attrezzature di migliaia di istituti scolastici, risparmiando su bolletta di luce e gas. Dunque la Dad taumaturgicamente ritorna in auge, specialmente nella caciara politica quando alle porte ci sono le elezioni per il nuovo Parlamento. La risposta è stata un coro di no, in particolare dal mondo sindacale, che peraltro ha dovuto aggiornare l’obsoleto contratto nazionale della scuola alla luce dei recenti avvenimenti, ma anche alla società complessa e fluida in cui noi viviamo.
La proposta di Giannelli è, a parer mio, di buon senso, se naturalmente inserita in un contesto generale che faccia sistema e sia concomitante a questa scelta che investe non solo la politica, ma anche la didattica.
In primis, occorre ricordare che a scuola il sabato ci vanno solo i ragazzi delle superiori, perché ormai quasi dappertutto elementari e medie fanno la cosiddetta settimana corta, dal lunedì al venerdì: guai a toccargliela! Il “sacrificio” richiesto alla scuola dovrebbe esser condiviso da altre strutture: si possono abbassare le luci nei centri commerciali, i riscaldamenti negli uffici pubblici e nelle case private, con un evidente risparmio, visti i grandi numeri.
In un quadro organizzato, allora anche la scuola può dare il suo contributo, tra l’altro mettendo a pieno frutto quanto di meglio si è imparato e testato con la Dad.
Non è affatto vero che la Dad è una pezza di fronte all’emergenza, anzi il nostro Paese lavora bene e forse dà il meglio di sé proprio nel momento dell’emergenza, che è quasi endemico, purtroppo, vista la mancanza di politiche lungimiranti e di una vision da parte della classe dirigente.
La Dad ha avuto il merito di riportare la scuola al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica, che ha visto la situazione della scuola: adesso, per esempio, tutti gli istituti sono dotati di connessione a banda larga e di una minima strumentazione tecnologica; molti docenti sono stati costretti a formarsi sulle possibilità tecnologiche per una didattica innovativa, di solito riservata a qualche rara esperienza di cui si parla nei convegni e a Didacta. Inutili i piagnistei, e basta con gli steccati ideologici da parte di certo mondo sindacale e politico.
Facciamo un esempio concreto che si può leggere nella seguente miscellanea (A. Iannella, M. Ricucci, Insegnare il latino al tempo del Coronavirus: esperienze, riflessioni, pratiche digitali, strumenti e strategie per una didattica in grado di guardare al digitale con consapevolezza, 2021, Nuova Secondaria Ricerca, XXXIX(3), pagine 187-472). Il collega e io abbiamo raccolto una serie di buone pratiche e di riflessioni sulle esperienze della didattica della lingua degli antichi Romani, che dimostrano tutta la creatività, la professionalità e la serietà di chi si è sfidato nel momento dell’emergenza, nel secondo anno di pandemia. Perché buttare via tutto questo patrimonio di conoscenze, esperienze e competenze accumulate e raffinate in tre anni?
Naturalmente, occorre il buon senso: se si vuole fare il sabato in Dad, in un anno di sperimentazione, occorre una cabina di regia a livello nazionale che funga da coordinamento, monitoraggio e implementazione del sabato in Dad: il nocchiero dovrebbe essere il ministero, e le diramazioni regionali e provinciali le vedette; dall’altra parte, a livello locale, sarebbe auspicabile che, nella stesura dell’orario, il sabato in Dad fosse appannaggio delle materie che sono congeniali alla Dad: fare educazione fisica in Dad oppure disegno tecnico in Dad, a meno che non si sia costretti, non mi pare proficuo. Ma ci sono altre materie che possono essere fatte in Dad, purché, ovviamente, il docente della disciplina abbia dato il suo benestare. Moltissimo infatti fa la disponibilità dei docenti, sostenuta dalla buona volontà di tutti. Gli alunni, inoltre, potrebbero dormire di più se abitano lontano dalla scuola. Inoltre in questo giorno prefestivo, si fanno un minimo di ore.
L’unico problema che vedo alla Dad di sabato è la mancanza di organizzazione. “Domani è sabato e non si va a scuola” cantava Pino Daniele. A scuola ci si va di sabato, ma in maniera diversa. Proviamoci e dopo un anno vediamo cosa è capitato.
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