Torna la leva militare obbligatoria nel dibattito politico. La campagna elettorale ha, infatti, riportato a galla un tema che si affaccia ciclicamente in Italia: la “naja“. Sospesa nel 2005, ma non abolita, ha fatto sì che l’esercito italiano sia costituito solo da volontari, quindi da professionisti. Nelle ultime settimane, però, Matteo Salvini ha accennato all’ipotesi di un ritorno della leva militare obbligatoria. A Giulianova, in Abruzzo, ad esempio si è detto favorevole ad un servizio di leva, “magari su base regionale“. Per il leader della Lega sarebbe importante per insegnare “il rispetto delle regole, la Protezione Civile o il pronto soccorso” e sarebbe utile per “insegnare ai giovani che non esistono solo i diritti ma anche i doveri“.
Salvini è tornato sulla questiona a Pinzolo, in Trentino, definendola “un momento formativo” per i giovani. Ma ha rievocato il tema anche a Capitello, in provincia di Salerno, ribadendone l’utilità. Invece Fratelli d’Italia non ha preso posizione sul tema, mentre Silvio Berlusconi l’ha citata con uno spirito diverso da quello dell’alleato, rivendicando di “aver restituito ai ragazzi un anno di libertà, abolendo il servizio militare obbligatorio“.
LEVA MILITARE OBBLIGATORIA, FORMATIVA O INUTILE?
L’idea di reintrodurre il servizio militare, quindi la leva obbligatoria non trova d’accordo neppure gli altri partiti. Dunque, la questione non sembra affatto sul tavolo. L’argomento è comunque caro a Matteo Salvini, che ne parlava già nel 2015, poi nel 2018 e quindi nel 2020. Per il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini (Pd), pur riconoscendo che la leva militare obbligatoria “è stata senza dubbio un elemento importante nella storia del Paese, fungendo anche da strumento di unificazione nazionale” afferma, come riportato dal Corriere, che riproporla “significa avere una visione decisamente datata che non risponde minimamente alle esigenze militari del nostro tempo“. Secondo Antonio Nicolosi, segretario generale di Unarma, il sindacato dell’Arma dei carabinieri, è della stessa idea. Non solo “non risolverebbe i problemi del comparto difesa italiano“, ma anzi rischia di “creare complicazioni organizzative nei Comandi“. Ritiene invece importante puntare su qualità, competenze e preparazione, “non solo sulla quantità di personale“.
LEVA MILITARE OBBLIGATORIA, ESPERTI DIVISI
Perplesso anche il generale Paolo Capitini, docente di Storia militare alla Scuola Sottufficiali dell’Esercito di Viterbo, secondo cui “l’esercito non è una specie di riformatorio che raddrizza i giovani“. All’AdnKronos ha spiegato che una proposta di questo tipo sembra delegare all’esercito il compito di educare i giovani. “Prima di arrivare all’esercito però ci sono i genitori, la scuola, gli amici, la società, università e poi forse anche l’esercito“. Invece per il generale Marco Bertolini, ex capo del Coi, sarebbe “un’ottima idea“, ritenendolo “un momento di formazione molto importante“. La leva militare obbligatoria era un’eredità del ‘700. Il Regno d’Italia, infatti, aveva sancito l’obbligo al servizio militare nel 1875. L’obiezione di coscienza è stata riconosciuta legge solo nel 1972 con una legge che istituì il servizio civile, sostitutivo di quello militare. Nel 2004 con la legge Martino si arrivò alla sospensione della leva militare obbligatoria. L’ultimo scaglione di leva che ha pronunciato giuramento è, dunque, quello classe ’85. Dal 2005, infatti, ai militari di leva sono subentrati i volontari e il servizio militare è passato da obbligatorio a professionale.