Si torna a parlare del caso di Alessia Pifferi a Estate in Diretta, la donna in carcera dopo aver lasciato la figlia di 18 mesi da sola in casa, morta di stenti. Il programma di Rai Uno ha intervistato in collegamento Solange Marchignoli, avvocato dell’accusata, che ha spiegato: “Alessia sta interiorizzando l’accaduto, perchè nell’ultima telefonata intercorsa mi ha detto la seguente frase: ‘pagherei per tornare a quel tempo e riavere mia figlia’. Le manca molto, il suo pensiero è a quello che successo, io la sto sentendo solo telefonicamente”. Su una possibile perizia psichiatrica, la legale ha spiegato: “Abbiamo chiesto l’ingresso dei nostri consulenti tecnici, due neuroscienziati, la perizia la chiede il tribunale; in maniera sorprendente ma comprensibile non è stato concesso l’ingresso dei nostri consulenti, perchè secondo il tribunale siamo in un periodo feriale e perchè c’è una riserva da parte del tribunale di voler chiedere una perizia”.
In studio a Estate in Diretta, per parlare di Alessia Pifferi, anche la nota criminologa Roberta Bruzzone: “Conosco l’avvocato Marchignoli e la stimo, dal punto di vista giudiziario è però una strada tutta in salita, qui c’è la piena consapevolezza, per il capo d’imputazione sulla carta la parola finale è l’ergastolo, il problema enorme è l’incredibile condotta che ha posto in essere avendo lasciato una bimba di 18 mesi con un paio di biberon, fra le più aberranti mai sentite in 22 anni di attività”. E ancora: “Chiedere una perizia non vuol dire che l’esito sia quello di una incapacità. Io un’indagine personologica la farei anche da parte della procura per capire questa donna come colloca una condotta di questo tipo nel suo funzionamento, ma da quanto visto non credo ci sia spazio per un’infermità neanche parziale”.
ALESSIA PIFFERI E MARTINA PATTI, DUE MADRI IN CARCERE
Estate in Diretta ha poi affrontato il caso di un’altra madre in carcere, Martina Patti, accusata di aver assassinato la piccola Elena. Sulla vicenda è intervenuto l’arcivescovo di Catania, monsignor Luigi Renna, che ha spiegato: “Di fronte alla morte di una bimba è inevitabile che in tutti nascano sentimenti quasi di vendetta verso la madre, però rendiamoci conto che odio genera odio e rabbia genera rabbia e molto probabilmente quello che è albergato nel cuore della madre è stato un sentimento che non dobbiamo lasciare che si perpetui ancora e che faccia altre vittime nei sentimenti e nelle relazioni, c’è bisogno di porre fine con il silenzio e la preghiera”.
“Non metterei i sentimenti di questa donna – ha continuato Monsignor Patti – davanti alle telecamere, questa persona è in carcere, è seguita molto bene, deve fare un suo percorso, ma il pudore verso i suoi sentimenti è l’atteggiamento più giusto, non bisogna alimentare quella curiosità che potrebbe essere malsana, dobbiamo solo sperare che il cammino di Martina e dei suoi famigliari vada in un orizzonte diverso, penso che la piccola Elena voglia questo”. Roberta Bruzzone ha concluso: “Due donne con personalità immature, disfunzionali e patologiche distorte, ma dal punto di vista criminologico sono due storie diverse, non saprei pronunciarmi su quale dei due sia più grave”.