La piccola Diana Pifferi, bimba di 18 mesi morta di stenti in casa a Milano dopo esservi stata lasciata sola per giorni, sarebbe stata “un peso” per la madre Alessia Pifferi. È quanto sarebbe emerso dall’analisi delle chat estrapolate dal dispositivo cellulare della donna, 37 anni, in carcere dal 21 luglio scorso con l’accusa di omicidio volontario aggravato. Secondo la ricostruzione finora trapelata, e riportata dall’Ansa, l’indagata avrebbe scelto di lasciare la figlia, di poco più di un anno, senza il necessario accudimento pur di vivere una vita “libera” dalle responsabilità e dai doveri genitoriali. Abbandonando la bambina a se stessa, per circa una settimana in un lettino da campeggio all’interno del loro appartamento, avrebbe accettato il rischio che potesse morire.
Un primo quadro sconvolgente del punto di vista della madre della piccola Diana Pifferi era emerso a margine dell’interrogatorio in cui, riferisce Il Corriere della Sera, la 37enne avrebbe ammesso di preferire stare senza di lei così da poter “respirare”. La donna avrebbe deciso di non portare con sé la figlia di 18 mesi durante i weekend trascorsi con il nuovo compagno nella provincia di Bergamo, spinta dalla volontà, scrive ancora il quotidiano, di essere “sollevata dal peso di essere una ragazza madre” per qualche tempo.
Diana Pifferi morta di stenti in casa, nelle chat della madre Alessia…
Il cadavere della piccola Diana Pifferi sarebbe stato trovato poche settimane fa all’interno dell’appartamento milanese in cui viveva con la madre, Alessia, riverso su un lettino da campeggio. Abbandonata da giorni, circa una settimana, secondo la ricostruzione finora prodotta in sede investigativa. Vicino alla piccola, stando a quanto emerso, gli inquirenti avrebbero trovato un biberon con residui di latte e una boccetta semivuota del farmaco En. Reperti attualmente al vaglio nell’ambito dell’inchiesta sulla morte della bimba. Il prossimo orizzonte chiave per le indagini è fissato per il 28 settembre quando, in sede di incidente probatorio, si aprirà proprio alla fase dedicata agli accertamenti tecnici di natura chimico-forense e biologica su quanto repertato nella casa di Alessia e Diana Pifferi, in particolare sul contenuto del biberon per stabilire se la piccola Diana Pifferi sia stata drogata prima di essere abbandonata e morire di stenti. Al momento, non si esclude che la bimba possa essere stata sottoposta a somministrazione di tranquillanti prima del drammatico epilogo.
Dalle chat estrapolate dal telefonino della madre di Diana Pifferi, riporta Ansa, sarebbero emersi ulteriori elementi a carico dell’indagata. I particolari di quanto rilevato dagli inquirenti restano avvolti nel massimo riserbo, ma sarebbe emerso comunque un quadro agghiacciante che punterebbe ad aggravare la posizione della 37enne. La piccola Diana Pifferi, stando a quanto appreso, sarebbe stata percepita come un “peso” dalla madre e per questo la donna avrebbe scelto di abbandonarla in casa. Il gip Fabrizio Filice, scrive Ansa, avrebbe evidenziato che Alessia Pifferi soffrirebbe di “evidente instabilità affettiva” che si sarebbe manifestata in una sorta di “dipendenza psicologica dall’attuale compagno“. Questi, stando ancora alle parole usate dal giudice per le indagini preliminari nel dipingere un primo ritratto del contesto in cui sarebbe maturata la tragedia, l’avrebbe in qualche modo “indotta ad anteporre la possibilità di mantenere una relazione con lui anche a costo di infliggere enormi sofferenze” sfociate nel decesso della piccola Diana Pifferi. Lo stesso gip di Milano avrebbe però respinto un’istanza della difesa della 37enne che chiedeva l’accesso in carcere di un esperto incaricato di produrre una consulenza psichiatrica sulla mamma della piccola Diana. Un “no” che sarebbe arrivato alla luce della assenza, secondo quanto sostenuto dal gip, di elementi utili a ritenere necessari colloqui, oltre quelli necessariamente ammessi con gli avvocati, ai fini di una relazione tecnica sullo stato di salute mentale dell’indagata.