La riforma pensioni nel 2022 non c’è stata per un inefficienza del governo che, proprio quando si è trovato a dover discutere del documento di Economia e Finanza e presentarlo a Palazzo Chigi il 7 aprile 2022, purtroppo si è trovato in una condizione di guerra alle porte e politica estera Europea da dover riadattare ai conti pubblici.
Riforma pensioni 2022: l’unica proposta possibile
I due anni di pandemia hanno fatto il resto e così, dopo aver bocciato quota 100 perché è troppo onerosa per le casse statali, adesso il governo deve lottare affinché la riforma delle pensioni non diventi appannaggio di promesse elettorali che potrebbero mandare all’aria tutti gli impegni presi con l’Europa. E infatti è stata proprio Bruxelles ha dichiarato che l’Italia spende troppo in previdenza sociale.
E quindi cosa accadrà dopo il 25 settembre? Sicuramente sarà molto importante capire chi è che vincerà le elezioni, anche se ormai tutti danno per vinto il centro-destra. Recentemente però gli ultimi sondaggi hanno visto il MoVimento 5 stelle superare in fatto di preferenze La Lega Nord di Matteo Salvini. E quindi la battaglia è ancora tutta da discutere. Sicuramente se dovesse essere privilegiato il centro-sinistra, potrebbe essere prediletta l’opzione avanzata dal Presidente dell’Inps, che ha due vantaggi:
è stata proposta da chi conosce molto bene le casse statali proprio in tema previdenziale, ha già messo d’accordo tutti perché prevede una riforma a due velocità, vale a dire un assegno ridotto fino ai 67 anni e un assegno pieno dai 67 anni in poi.
Sia i sindacati che gli altri partiti politici hanno approvato questa proposta perché non pesa troppo sulle casse statali e si adatta perfettamente al sistema contributivo che dovrebbe essere integrato al 100% a partire dal 2030.
Riforma pensioni 2022: le altre proposte
Proprio dal 2030 infatti potrà essere pensata una riforma pensioni che avvantaggi tutti coloro che hanno avuto un problema per quanto concerne il sistema contributivo.
Prima di allora però sarà soltanto una battaglia fatta di promesse politiche. Se Silvio Berlusconi ad esempio dice di voler alzare le pensioni minime a mille euro, bisogna dargli retta, salvo il fatto che soltanto per il ricalcolo dovuto all’inflazione, che adesso si attesta sopra l’8,5%, sicuramente le pensioni minime dovranno necessariamente superare 1000 euro e quindi la sua promessa lascia il tempo che trova e, anzi, potrebbe addirittura essere dannosa.
Allo stesso tempo si cerca di proporre quota 41 che, nei fatti, non toglie molto da quota 102. Infatti la proposta avanzata dal leader della Lega, consente di recuperare soltanto 10 mesi per gli uomini e