Paola Pellingelli, la mamma di Tommaso Onofri, bimbo di soli 17 mesi rapito il 2 marzo 2006 nella sua casa di Casalbaroncolo (Parma) e poi ucciso, ha confidato al “Corriere della Sera” le emozioni vissute il 6 settembre scorso. Il piccolo Tommy, infatti, quel giorno avrebbe compiuto 18 anni: “Gli ho portato un mazzo di fiori al cimitero di Tizzano, l’ho ‘festeggiato’ così – ha dichiarato la donna -. Ogni anno penso a come sarebbe stato il suo compleanno, ma non riesco a immaginarmelo. Davanti ai miei occhi rimane sempre l’istantanea di un bimbo della sua età”.
Dopo la tragedia, la madre di Tommaso Onofri aveva meditato di cambiare casa, ma alla fine non ha mai abbandonato quel posto: “Dopo tanti anni ho dovuto fare dei lavori, ma i vestitini e i giocattoli di Tommy li conservo ancora. Li ho riposti accuratamente in due bauli e li tengo in soffitta. Non riesco a guardarli. Tante volte ho pensato di regalarli a famiglie in difficoltà, ma per ora non ce la faccio a separarmene. Un giorno forse ci riuscirò”. Peraltro, il padre del piccolo Tommy ebbe un infarto nel 2008, andò in coma e morì dopo anni: una tragedia nella tragedia che la stessa signora Paola dice di non sapere come aver fatto a superare.
TOMMASO ONOFRI E IL SOGNO DI MAMMA PAOLA: “NON LO TERRAI PER MOLTO…”
Prima della tragedia di Tommaso Onofri, mamma Paola ebbe strani presagi, addirittura una profezia da brividi: “Capitò mentre ero incinta di lui – ha affermato al ‘Corriere della Sera’ –. Feci un sogno in cui un uomo mi diceva: ‘Ricordati che non lo terrai per molto tempo’. Poco dopo il suo rapimento ricevetti una lettera anonima che citava proprio quel sogno. Scoprii successivamente che l’aveva scritta padre Lorenzo, un frate francescano che mi diede un aiuto enorme per anni, ora purtroppo è morto”.
I tre malviventi responsabili del rapimento e dell’uccisione di Tommy sono stati condannati, ma la donna non vuole parlare di loro: “Dovrebbero almeno stare in carcere dopo le condanne, invece mi risulta che due di loro godano di permessi premio e semilibertà, perché in prigione si sono comportati bene. Non ho mai sentito lo Stato vicino, ma non sarei favorevole alla pena di morte per gli assassini di mio figlio. Magari subito dopo la sua morte avrò detto il contrario. Oggi dico che io sono molto meglio di quegli individui, quindi non chiederei mai che li uccidessero. Ma devono restare in prigione e scontare la pena”.