Tra i cinque film italiani in concorso al Festival di Venezia 2022, “Santa Chiara” di Susanna Nicchiarelli è uno dei titoli più attesi della stagione cinematografica. La regista di “Nico” ha ritratto la storia di una santa, ma ancor prima di una ragazza e della sua rivoluzione. Interpellata dal Corriere, la cineasta ha spiegato che conosceva poco della storia di Chiara: “Sono stati i libri della studiosa Chiara Frugoni “Chiara e Francesco” e poi il bellissimo “Una solitudine abitata”, a cui il film è dedicato (è scomparsa lo scorso aprile) a darmi la spinta per raccontare una diciottenne che, per quanto in un contesto davvero distante dal nostro, abbandona la casa paterna, la ricchezza, la sicurezza, per combattere per un sogno di libertà”.
Susanna Nicchiarelli ha evidenziato che la sua speranza è che il film trasmetta a tutti l’energia di questa battaglia, ma anche quel sogno di rinnovamento e di rivoluzione voluta e desiderata: “Della Chiara si sa poco perché la storiografia ufficiale e religiosa non l’ha mai raccontata: Chiara era una giovane ribelle e coraggiosa, piena di energia, che voleva predicare, viaggiare, fondare una comunità povera di donne francescane che portassero l’exemplum della vita evangelica nel mondo. Il suo sogno però sfidava pericolosamente il potere costituito, perché nel Medioevo le religiose erano obbligate a fare una vita di clausura: non era permesso loro nessun tipo di apostolato attivo né la possibilità di scegliere una vita di elemosina e povertà”.
SUSANNA NICCHIARELLI, IL FILM SU SANTA CHIARA
“Santa Chiara” è interpretata da Margherita Mazzucco, già nota al grande pubblico per essere la Elena della serie tv “L’amica geniale”. Il film è girato in volgare, una scelta ben precisa: “Il cantico delle creature è il primo testo che si studia nelle antologie d’italiano, il latino era la lingua del potere. Ma loro scelsero il volgare perché volevano arrivare a tutti. Non volevano essere leader lontani ma esseri umani al pari degli altri”. Susanna Nicchiarelli ha aggiunto: “A Chiara fu negata la possibilità di andare nel mondo come fece Francesco. Nel Medioevo se una voleva dedicarsi alla religione, doveva scomparire dietro le mura di un convento, sotto la protezione della Chiesa e dei suoi beni portati in dote, se ricca, o se povera come serva delle monache più ricche”.