Nel mondo degli affari, molto spesso, non basta essere il migliore per diventare il nuovo leader del mercato e “spodestare” quelli che lo sono da anni. La stessa cosa si può dire per le innovazioni o le novità che, sebbene siano più congeniali all’epoca di oggi, risultano di difficile accettazione e adozione. Come mai?
La ragione di ciò risiede nel fatto che non è facile abbandonare una convenzione ormai radicata nel tempo e seguire una nuova. E l’esempio che sto per raccontare, basato sull’utilizzo della tastiera QWERTY, ritrae perfettamente lo scenario descritto.
Fino ai primi decenni dell’Ottocento non esisteva un modello per la disposizione dei tasti nelle macchine da scrivere. Solo nel 1837, grazie a Christopher Scholes, i tasti assunsero una nuova posizione, nota come QWERTY, che consentiva di massimizzare la distanza fra le lettere più frequentemente usate nella lingua inglese, riducendo, così, la possibilità che i martelletti delle macchine si incastrassero fra loro e la stessa lettera venisse digitata più volte. All’inizio del XX secolo, una compagnia americana rese la disposizione QWERTY quella standard che sarebbe stata adottata per le macchine da scrivere. Questa standardizzazione e convenzione non mutò neanche con l’avvento delle macchine da scrivere elettriche e dei pc, che non presentavano più il problema dei martelletti.
Negli anni Trenta del secolo scorso, August Dvorak e William Dealey brevettarono il layout Dvorak, conosciuto con l’acronimo inglese DSK, ovvero Dvorak Simplified Keyboard, che l’American National Standards Institute riconobbe come un layout di tastiera alternativa al QWERTY nel 1982. Il maggior vantaggio che la DSK offriva era la riduzione della distanza che le dita dovevano compiere nella digitazione dei tasti e la conseguente riduzione dei tempi di scrittura rispetto alla QWERTY. Tuttavia, la DSK non riuscì ad affermarsi come lo standard e ad imporsi sulla QWERTY, perché le persone, ormai, hanno imparato a scrivere seguendo quest’ultima disposizione. Si dovrebbe chiedere loro di imparare di nuovo a scrivere al pc…
Traslando questo esempio in ambito business, si può concludere che qualora nascesse una nuova azienda che offrisse prodotti in linea con gli standard di sostenibilità ambientale, non avrebbe la stessa fortuna e non riuscirebbe né a competere né a superare le multinazionali già leader di mercato. Neanche se la salvaguardia del pianeta attraverso l’adozione di comportamenti responsabili è la priorità della nostra epoca. Questo accadrebbe, non perché l’ipotetica azienda non sia migliore, ma perché le persone non sarebbero favorevoli a sostituire i loro prodotti preferiti con un altri.
Talvolta, quindi, non è sufficiente essere il migliore. È necessario essere i primi ad aver introdotto un prodotto o un servizio all’interno del mercato. Solo i primi, in questo senso, possono essere e rimanere dei leader.
Con questo articolo non sto suggerendo di non impegnarvi per conquistare la vetta, ma solo di prendere consapevolezza che, a volte, si tratta di una “battaglia persa” già in partenza. Investite, quindi, le vostre energie per essere i primi e, se ci riuscite, anche i migliori!
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