London Bridge is down, la Regina è morta. “Il lascito di Elizabeth II, la sovrana dal regno più lungo della storia del Regno Unito e anche dell’Europa, se si considera che il Re Sole rimase sì sul trono per 72 anni e 110 giorni, ma ci salì a 5 anni contro i 25 della sovrana, sarà difficilmente eguagliabile; le varie vicende della famiglia reale, nella quale la regina ha giocato, nel bene e nel male, un ruolo essenziale, l’ormai inevitabile esposizione mediatica dei vari membri dei Windsor, e le innumerevoli presenze di Elisabetta sullo scenario politico mondiale come capo di Stato renderanno a Carlo III molto arduo il compito di lasciare un simile segno sulla memoria collettiva, se non altro per l’inevitabile brevità del suo regno.
A 73 anni, anche augurandogli il più sincero “Long live the King”, non potrà mai battere in longevità la madre, e nel suo primo discorso alla proclamazione, il primogenito di Elisabetta non ci ha neanche provato a “sfidare” il gigante ai cui piedi ha atteso per 50 anni. Ha elogiato la madre e la regina (molte volte), quest’ultima per la sua dedizione alla corona, e si è impegnato, parafrasando le parole da lei pronunciate in giovanissima età, a impegnarsi nel nuovo ruolo tanto quanto lo fece lei. Come doveroso ha indicato William come futuro successore, augurato a Harry di proseguire la sua vita oltreoceano (nessuna indicazione di un abbraccio paterno al figliol prodigo, che prodigo non è) e si è concesso un tocco di calore per l’amata Camilla, Regina consorte sicuramente degna di questo ruolo.
Qui sta l’ironia della sorte per Carlo; sua madre non fu preparata fin dalla nascita al trono, perché la linea di successione la collocava abbastanza lontana dalla corona imperiale che le venne posta sul capo dopo la morte del padre Giorgio, ma – è storia nota, e anche uno dei primi scandali del secolo breve – l’abdicazione nel 1936 di Edoardo VII, zio di Elisabetta, catapultò il re balbuziente Giorgio VI su un trono a cui non era destinato, trascinando con sé anche la vita da piccolo borghese (pur se fra grandi mezzi, castelli e adorati cani) che Elisabetta visse fino a 25 anni.
Carlo, invece, era primo nella linea di successione e sia pure con diversità legate al passare dei tempi e dei costumi (il primo reale a laurearsi) la formazione al ruolo di figura super partes avrebbe dovuto temprarlo e privarlo, almeno in pubblico, di quei tratti stravaganti di leggerezze e piccoli capricci che hanno invece contraddistinto il suo essere l’erede al trono per quasi tutta la vita. L’unico elemento di carattere per alcuni o caparbia temerarietà per altri è stato mantenere la relazione con Camilla prima come amante, prima e durante il matrimonio con Diana, poi come compagna alla morte di Lady D, ed infine come moglie solo dal 2005.
Il sovrano ha rinunciato alla continuità col proprio nonno scegliendo di chiamarsi Charles III (il terzo della corona inglese; il primo fu Charles I, accanito sostenitore del divino diritto dei re contro il Parlamento durante la guerra civile e decapitato nel 1649, e il secondo Charles II, the Merry Monarch, morto senza figli) e per ora – Carlo è re da soli tre giorni – ha adempiuto al suo ruolo con moderazione; discorso di proclamazione brevissimo e con tutti gli omaggi filiali e ufficiali dovuti, come da protocollo reale, che istruisce i futuri regnanti su come e cosa dire e fare fin dalla nascita, poi bagno di folla fuori Buckingham Palace, con strette di mano sue e di Camilla, e incontro con l’arcivescovo di Canterbury, il primate della Chiesa d’Inghilterra, nonché il primo ministro Liz Truss (anche lei terza nella sequenza di donne chiamate a guidare il Paese, dopo Margaret Thatcher e Theresa May). E se il protocollo reale (e The Crown) non mentono, Carlo III la incontrerà ogni settimana; insomma, una donna importante nella vita di Carlo ci sarà, anche se la madre non c’è più.
Molto significativa, e forse indicativa di un latente desiderio di un monarca più giovane, non nonno, non quasi 74 enne, l’immagine dei figli William e Harry con la rispettive consorti Kate e Megan che si recano assieme a rendere omaggio ufficiale alla defunta sovrana al castello di Windsor. I Fab Four hanno rubato la scena al re triste; è stato Charles III a chiedere questo gesto pubblico di unità della famiglia reale, o è stato fatto per un moto di responsabilità di William, deciso ad assecondare il desiderio di unità della defunta sovrana, o solo capace, come il fratello, di accantonare i dissapori recenti di fronte al dolore della perdita?
Non ci resta che attendere la prossima stagione di The Crown per illuderci di spiare dietro le quinte di una delle poche monarchie europee rimaste, nell’epoca della decadenza della democrazia e della fuga dalle urne e dall’impegno politico di molti.
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