Il valore politico dei cattolici

Anche i cattolici piangono la Regina Elisabetta. A loro è però chiaro qual è il valore politico della propria presenza nella società

George ha undici anni. Siede in prima fila sulle panche della cattedrale cattolica di Westminster a Londra, da non confondere con l’Abbazia di Westminster, anglicana e simbolo della monarchia britannica. La cattedrape cattolica è molto più popolare, tra i fedeli ci sono molti migranti. George ha in mano un mazzo di fiori e guarda il piccolo memoriale dedicato a Elisabetta II: una foto e due candele. George spiega che porterà i fiori alla recinzione di Buckingham Palace, in omaggio a una regina che potrebbe essere la sua bisnonna. Si somma alle decine di migliaia di persone in lutto per la perdita di qualcuno che considerano appartenente alla famiglia.

Anche una democrazia antica come quella inglese ha bisogno di figure di riferimento per l’unità di nazioni diverse, di cittadini molto diversi. Questa democrazia ha anche bisogno di legami affettivi. Vedremo se il nuovo re, Carlo III, molto meno popolare di sua madre, potrà continuare a essere una figura riconosciuta da tutti. Non sarà facile, perché gli manca carisma, ha molti anni sulle spalle e il Paese sta attraversando una dura crisi economica, sociale e istituzionale dopo la Brexit.

La messa inizia nella cattedrale cattolica. Il sacerdote dedica la sua omelia a lodare le virtù cristiane di colei che fino a pochi giorni prima è stata a capo della Chiesa d’Inghilterra. Ricorda che è stata una donna con una profonda religiosità, che ha sempre scommesso sulla riconciliazione. Poi, paradossalmente, invoca la protezione di San Tommaso Moro, che era grande amico di Enrico VIII e che è stato ucciso a seguito di una sentenza del monarca. Da allora cominciò una brutale persecuzione dei fedeli a Roma che durò quasi un secolo.

Ci sono voluti quasi trecento anni perché la discriminazione ufficiale contro i cattolici scomparisse. Ancora oggi un “papista” non può accedere al trono. Ma non manca l’affetto, né nella cattedrale, né nelle chiese cattoliche di Londra, verso una monarchia che considerava fino a qualche decennio fa un tradimento il solo fatto di incontrare il Papa. I cattolici al momento sono poco più di quattro milioni in Inghilterra e nel Galles. Si tratta di una minoranza, ma con una pratica della fede superiore a quella degli anglicani. La secolarizzazione, infatti, ha colpito duramente la Chiesa d’Inghilterra.

I cattolici britannici sono stati tradizionalmente elettori del Partito Laburista perché una grande maggioranza di loro era della classe operaia. Da quando i laburisti si sono allontanati dalla classe medio-bassa e si sono avvicinati alla classe medio-alta e ai professionisti, ci sono molti più cattolici che votano Tory. In ogni caso, sarebbe molto difficile per un candidato cattolico, a causa della sua identità religiosa, presentarsi agli elettori con la promessa di difendere una serie di questioni che non rientrano tra le preoccupazioni degli inglesi nel loro complesso.

Johnson è stato il primo cattolico a guidare il Governo. È stato battezzato come cattolico, poi è diventato anglicano e con la sua ultima moglie è tornato al cattolicesimo. Johnson intende candidarsi di nuovo quando ci sarà un’elezione, ma è impensabile che rivendichi il voto della minoranza cattolica in virtù della sua appartenenza a una certa comunità, chiedendo il riconoscimento politico per ciò che quella comunità fa per il Paese. Nel caso assolutamente improbabile che lo facesse, metterebbe sicuramente fine alla sua carriera. Peggio ancora, farebbe un grande danno ai cattolici che sarebbero percepiti come un gruppo di potere con un progetto parallelo a quello nazionale. Sicuramente un’immensa maggioranza di fedeli a Roma vedrebbe tale posizione come una pretesa inaccettabile, un tentativo di appropriarsi della propria capacità di scegliere un candidato e giudicare quali sono le politiche più necessarie.

Nel Regno Unito, come nel resto d’Europa, il valore sociale e politico dei cattolici non è la difesa di una parte della società, ma un modo diverso di lavorare per ciò che riguarda tutti. God save the King!

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