Tullio Solenghi, l’infanzia a Oggi è un altro giorno
Tullio Solenghi è il primo ospite della puntata di Oggi è un altro giorno trasmessa il 12 settembre. Ai microfoni di Serena Bortone, Solenghi ricorda gli inizi della sua carriera e l’infanzia vissuta a Genova in una famiglia di artisti. “Papà era un pittore”, racconta Solenghi che, parlando dei genitori, ricorda – “Ho avuto la fortuna di avere due genitori molto affettuoso. Mio padre non era molto dedito ai complimenti e quando diceva ‘mica male” significava che era stata un’esibizione da Oscar. Mamma, invece, era entusiasta”.
Tra le persone più importanti della sua vita c’è stato Don Giorgio, il sacerdote che cominciò a credere nel suo talento permettendogli di fare le imitazioni in pullman durante le varie gite. “Mentre i miei amici limonavano, io facevo le imitazioni. Anni dopo ho incontrato nuovamente Don Giorgio quando il trio aveva già avuto successo. Era malato, ma era sempre la persona straordinaria che avevo conosciuto”, aggiunge.
La nascita del trio con Massimo Lopez e Anna Marchesini
La carriera di Tullio Solenghi è fortemente legata al trio composto con Massimo Lopez e Anna Marchesini. “Di Anna mi colpì il talento straordinario. Eravamo in totale sintonia come poi anche con Massimo“, ricorda Solenghi. Ma come nascevano le sceneggiature? “C’era la parte del cazzeggio in cui tutti sparavano ciò che avevamo in mente e poi c’era la parte in cui bisognava scrivere e ognuno diceva cosa poteva o meno funzionare. Mi arrabbiavo quando qualcosa proposta da me veniva bocciata, ma se siamo ancora nel cuore della gente significa che quella regola funzionava“, dice ancora.
Serena Bortone, poi, ricorda l’episodio in cui ci fu un allarme bomba a teatro. “Arrivò questa telefonata anonima, arrivarono i carabinieri e il pubblico pensava che fosse un’invenzione. Il carabiniere mi disse che non dovevo dire che c’era una bomba. Dissi semplicemente che c’era un inconveniente tecnico, ma il pubblico non ci credeva e il carabiniere uscì dicendo che c’era la necessità di uscire perchè c’è una bomba. Solo in quel momento il pubblico lasciò il teatro pensando, però, che fosse realmente una nostra trovata”, conclude Solenghi. “Perchè ci siamo separati? Abbiamo sempre detto che quando non ci saremmo divertiti più e non ci sarebbe stata più la vena creativa, sarebbe stato opportuno fermarsi”, conclude.