LE PAROLE DI CAPONE
In occasione dell’evento “Da quota 100 a quota 41”, cui hanno preso parte Maria Rosaria Pugliese, Segretario Ugl Campania, Gaetano Panico, Segretario Ugl Napoli e Fiovo Bitti, Responsabile Formazione quadri Ugl, Paolo Capone ha detto che “come sindacato Ugl ci opponiamo fortemente al ritorno alla Legge Fornero, una misura che ha danneggiato i lavoratori. In tal senso, riteniamo che la soluzione migliore resti Quota 41, che prevede 41 anni di contributi a prescindere dall’età lavorativa, poiché dà la possibilità di scelta a centinaia di migliaia di lavoratori, favorendo la flessibilità in uscita dal mondo del lavoro e incentivando il turnover generazionale”. Come riporta ilgiornaleditalia.it, secondo il sindacalista “è necessario, inoltre, stabilizzare due formule di intervento sociale come l’Ape sociale e Opzione donna per dare la possibilità a determinate categorie di persone di accedere anticipatamente alla pensione. L’obiettivo è quello di tutelare i diritti acquisiti dei lavoratori e promuovere quella coesione e pace sociale che è indispensabile per garantire la stabilità del Paese”.
LA PROPOSTA DI RIFORMA PENSIONI DEGLI AGRICOLTORI
In un documento unitario la Anp-CIA – l’Associazione nazionale pensionati degli Agricoltori Italiani – viene messa nero su bianco la proposta di una riforma pensioni unitaria per il post 2022: un lungo appello al prossimo Governo che emergerà dopo le Elezioni del 25 settembre per la riforma ad ampio raggio del settore agricolo anche sul fronte pensioni. «La garanzia di pensioni dignitose per gli anziani e la giusta tutela per quelle future di donne e giovani, oltre al rilancio necessario di tutte le aree rurali»: sono queste le tre macro-questioni ancora aperte e dirimenti per il Paese secondo Anp-CIA nel documento uscito in vista delle Elezioni.
«I pensionati con un trattamento al minimo non sono nella condizione di soddisfare le esigenze basilari e condurre una vita dignitosa. Il problema riguarda oltre 455.000 ex agricoltori, per una vita garanti di cibo, territorio e paesaggio e, adesso, spesso ancora sul campo rischiando anche la vita», denunciano gli agricoltori. Tra i punti dirimenti le pensioni minime a 780 euro al mese, «comunque a un importo non inferiore a quanto indicato dall’Ue riguardo la soglia di povertà e rispetto a quanto previsto dalle pensioni di cittadinanza»; Modifica del meccanismo di indicizzazione delle pensioni – adottando il sistema IPCA (l’indice dei prezzi armonizzato per tutti i Paesi europei); Riduzione proporzionale del carico fiscale sulle pensioni; Opzione Donna e Ape Sociale da irrobustire e allargare. (agg. di Niccolò Magnani)
LA PROPOSTA DI DAMIANO
Secondo Cesare Damiano, “per cancellare la legge Monti-Fornero sulle pensioni c’è un’unica soluzione: consentire a tutti i lavoratori di poter scegliere di andare in pensione a partire dai 63 anni di età, coprendo una parte dei costi con una leggera penalizzazione del 2-3% per ogni anno di anticipo, ma solo sulla sola parte retributiva”. Damiano, di fatto, rielabora quindi una sua ben nota proposta previdenziale. Secondo l’ex ministro del Lavoro, “accanto a questa misura si tratta di confermare la Quota prevista per i lavori usuranti e di rendere strutturale l’Ape sociale e Opzione Donna. Consentire di andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età, scelta che condividiamo, non cancella da sola la legge Monti-Fornero”. Per l’esponente del Partito democratico, anche in tema di riforma delle pensioni “non bisogna fare propaganda, ma proposte concrete, strutturali e realizzabili”.
LE PAROLE DI BONOMI
Durante l’udienza con il Santo Padre a Roma, Carlo Bonomi ha detto che “siamo l’unico Paese al mondo in cui si parla di pensioni appena si inizia a parlare di lavoro”. “La dignità e libertà del lavoratore, over sessantenne, non si tutela con il prepensionamento, ma continuando a offrirgli mansioni coerenti all’esperienza preziosa che ha maturato e che può attivamente trasferire”, ha aggiunto il Presidente di Confindustria secondo quanto riporta Ansa. Intanto la Federazione lavoratori della conoscenza della Cgil ricorda che con la nota dell’8 settembre del ministero dell’Istruzione è stata fissata la cadenza per la presentazione della domanda di dimissioni volontarie dal servizio del personale della scuola dal 1° settembre 2023 “al 21 ottobre 2022 per tutto il personale scolastico, a eccezione dei dirigenti scolastici per i quali il termine sarà, come lo scorso anno, il 28 febbraio. Le stesse tempistiche sono previste per l’eventuale revoca dell’istanza precedentemente inoltrata”.
RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI BRAMBILLA
In un articolo pubblicato su L’Economia, l’inserto del Corriere della Sera, Alberto Brambilla spiega che “non avendo il tempo di introdurre i correttivi alla legge Fornero, il nuovo governo prorogherà, almeno per tutto il 2023, la fatidica Quota 102 (64 anni di età anagrafica e 38 di contributi), mentre resteranno valide una serie di norme che consentiranno il pensionamento senza l’applicazione della legge Fornero”, tra cui l’isopensione, la Quota 41 ricompresa nell’Ape sociale per i lavoratori precoci e il contratto di espansione. Il Presidente di Itinerari previdenziali evidenzia anche che è più che probabile che nella Legge di bilancio venga prorogata Opzione donna, oltre che l’Ape social, misure che vanno in scadenza a fine anno.
LE ALTERNATIVE ALLA LEGGE FORNERO
Brambilla sottolinea, quindi, che “come si vede, le possibilità per pensionarsi sono molte, più favorevoli della mitica Quota 100, e la preoccupazione del ritorno allo scalone è poco fondata. Anche per Quota 102, come per Quota 100, i lavoratori si sono mostrati più maturi di politici e sindacati”. Infatti, “quelli che hanno fatto domanda per Quota 102 (vale anche per Quota 41) sono pochi, tra 5 e 6.000, anche perché il 90% circa dei potenziali pensionati è nel regime misto (contributivo dal 1996) e la pensione per il 70% circa è calcolata con il metodo contributivo, i cui coefficienti di trasformazione in funzione dell’età determinano una riduzione di circa il 3% per ogni anno di anticipo”, dunque, andando in quiescenza a 64 anni si avrebbe una riduzione permanente del 9-10% rispetto all’attendere fino ai 67.
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