Il tumore ai polmoni è il più temuto, e il suo soprannome “big killer” la dice lunga sul suo tasso di mortalità. Ma grazie alle nuove cure e alla ricerca, oggi anche questo tipo di cancro fa meno paura rispetto al passato. Come si legge sull’agenzia Ansa, in occasione del congresso della Società europea di oncologia medica (Esmo), in corso in questi giorni a Parigi, sono stati esternati nuovi studi che sottolineano come sia in aumento la percentuale dei pazienti malati di tumore ai polmoni che sopravvivono dopo i primi fatidici 5 anni dalla diagnosi.
Si tratta di un risultato che in medicina viene definito quasi straordinario, tenendo conto che, fino a poco tempo, vi erano davvero poche chance contro le forme più aggressive di neoplasia polmonare. A permettere una maggiore sopravvivenza è un mix di farmaci, una combinazione fra il pembrolizumab, molecola immunoterapica, e la chemioterapia: il risultato è che un paziente su cinque è vivo a cinque anni. Una combinazione che ha inoltre ridotto il rischio di morte del 40%, e che “a cinque anni – scrive l’Ansa – ha più che raddoppiato la sopravvivenza globale rispetto alla sola chemioterapia (22 mesi rispetto a 10,6 mesi)”.
TUMORE AI POLMONI, IL COMMENTO DI MARINA GARASSINO
“Prima di questi studi fondamentali, il tumore del polmone aveva un tasso di sopravvivenza a cinque anni del 10%, uno dei più bassi tra tutti i tumori – sono le parole di Marina Garassino, professore di medicina, University of Chicago, Hematology/Oncology -. Questi risultati mostrano miglioramenti significativi nella sopravvivenza a cinque anni dei pazienti trattati e confermano il ruolo importante di questi regimi come standard di cura”.
Passi in avanti sono stati fatti anche per i pazienti che presentano delle forme di tumore al polmone con mutazioni geniche: cresce infatti la sopravvivenza dei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule in stadio precoce che presentano mutazioni del recettore del fattore di crescita epidermico (EGFR).