Laura Pausini non canta “Bella ciao” in Spagna, dove è diventato l’inno della fortunatissima serie La casa de papel. Inno di lotta, di contrapposizione al potere, anche se il potere è lo Stato, e dobbiamo stare attenti a intronizzare l’anti-stato, qualche anno di governo locale e nazionale nostrano non ha dato buoni frutti. Ma la Laura nazionale, che è appunto italiana, sa bene quanto e come questo canto, in patria, possa essere strumentalizzato, e abbia ormai assunto una connotazione esclusivamente politica. E ha detto no, punto.
Non aveva forse calcolato le reazioni, in un momento elettrico in cui si dà del fascista pure a chi si mette un tubino nero. E infatti si sono scatenati, dagli autori tv ai troll social, dandole della fascista. Romagnola, poi…
Ora, io ho imparato a 4 anni a cantare “Bella ciao” sulle ginocchia di mio padre, e infatti urlavo felice “o parmigiano portami via” perché il parmigiano a quell’età lo conoscevo, i partigiani no. Poi ho ascoltato le testimonianze dei partigiani veri (quelli che la Resistenza l’avevano fatta, ed erano rossi, bianchi, azzurri, non monocolore), ho letto le loro storie, ho sentito in quel canto la pena, la paura, lo strazio della separazione da tanti affetti, la volontà coraggiosa di combattere per un ideale di libertà. C’erano i nazisti e i repubblichini, che facevano retate e stragi, c’erano i treni che partivano per i lager e le prigioni speciali da cui non si usciva. Mi pare che oggi usare questo canto così significativo per forzarlo al presente sia un’operazione non solo antistorica, ma malandrina e stupida. Se tutto è fascismo nulla è fascismo.
Putin è fascista? Era un agente del Kgb. Xi Jinping? Sul suo capo sventola bandiera rossa con falce e martello. I dittatorucoli sudamericani che piacciono tanto a certa sinistra intellò? Ma allora pure Bin Salman, forse anche re Carlo, sotto sotto.
Mi ha sempre urtato veder storpiare urlandola “Bella Ciao” nelle piazze, da ragazzetti tatuati col pugno chiuso arrabbiati con tutti e tutto a prescindere e senza alcuna voglia di rimboccarsi le maniche per costruire, ragazzi e antichi ragazzi col codino ingrigito che la Resistenza non sanno cosa sia, purtroppo, e la colorano di rosso e basta. Meno male che qualcuno ha saputo resistere anche al rosso, e ci ha portato passo passo al crollo del Muro di Berlino. Per quest’anniversario varrebbe la pena cantare “Bella ciao”. Brava Laura.
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