La guerra in Ucraina sta generando una perdita di valore aggiunto pari a oltre 16 miliardi di euro per l’Italia. A riferirlo è uno studio dell’Istituto Demoskopika, pubblicato online sul sito internet ufficiale dell’ente. Leggendolo, si scopre che a soffrire maggiormente sono i settori cosiddetti energivori: trasporti, prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio, chimica, prodotti metallurgici, costruzioni. Oltre 2,3 milioni, inoltre, sono le aziende attive nei settori maggiormente legati all’energia. Sono sei, in valore assoluto di perdita di valore aggiunto, i sistemi economici territoriali più colpiti: Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio, Veneto, Piemonte e Toscana, la cui contrazione della produzione, pari a 11,4 miliardi di euro, rappresenterebbe ben il 70 per cento del dato complessivo italiano.
“L’impennata dei prezzi energetici – ha asserito il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio – sta generando gravi ripercussioni sui sistemi economici oltre a ridurre il potere d’acquisto e la disponibilità a spendere delle famiglie, per effetto di un costante aumento dell’inflazione. La crescente difficoltà nel reperimento di materie prime, inoltre, sta fiaccando ulteriormente i margini operativi delle nostre imprese, che hanno una forte dipendenza commerciale ed energetica dal mercato russo, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro. È bene rimarcare che il 56 per cento delle importazioni dell’Italia di gas naturale arriva dalla Russia così come il petrolio per il 10 per cento. E, ancora, non vanno trascurati i condizionamenti delle materie prime. La difficoltà di reperire Palladio, ad esempio, che importiamo da Russia e Ucraina, sede di guerra, per il 30 per cento, si ripercuote negativamente nella produzione italiana di prodotti odontoiatrici, marmitte catalitiche e componenti elettronici presenti nei nostri smartphone e televisori”.
GUERRA IN UCRAINA COSTA 16 MILIARDI DI EURO ALL’ITALIA: “NUOVO GOVERNO DOVRÀ PROTEGGERE IL TESSUTO PRODUTTIVO E SOCIALE ITALIANO”
Sempre l’Istituto Demoskopika ha evidenziato che, complice la guerra in Ucraina, il nuovo governo dovrà proteggere il tessuto produttivo e sociale italiano, altrimenti sarà più conveniente fermarsi che produrre. Avrà altresì la responsabilità di una effettiva attuazione delle risorse del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza per ridurre l’incertezza dei mercati finanziari, ma soprattutto calmierare il crollo della fiducia degli operatori economici che disincentiva le loro
decisioni di investimento.
In più, trasporti e prodotti di petrolio raffinato rappresentano il 70% della contrazione. La guerra tra Russia e Ucraina produce un impatto moltiplicatore negativo sulla produzione italiana. Demoskopika stima una perdita di valore aggiunto pari a 16,3 miliardi di euro nell’ipotesi di una riduzione del 20 per cento delle importazioni dirette e indirette di input energetici.