Meglio la musica digitale o il formato fisico? Dal punto di vista dell’industria discografica i numeri sono tutti in crescita: i ricavi complessivi sono ai massimi di sempre, lo streaming è stabilmente la voce più importante tanto da contare per il 65% delle vendite e perfino la distribuzione del formato fisico, CD incluso, dopo 20 anni di caduta libera, registra una inversione di tendenza.
In questo contesto Neil Young, come sempre senza compromessi, sta provando a tracciare una sua via commerciale incurante delle dinamiche di mercato in essere. Come risaputo il Loner canadese da diversi anni si sta occupando del mastodontico progetto degli Archives ovvero di mettere ordine nella sua sconfinata produzione musicale. Per quanto, sin dalle prime pubblicazioni, si possa cogliere un filo logico, seguire Neil Young nel suo disordine ordinato non è un’impresa facile per nessuno, nemmeno per chi è un suo estimatore da tempo. Senza scomodare il celebre codice Enigma, per decifrare sigle come PS21, SRS09, ORS21, OBS03, OBS04 e OBS05 è necessario collegare le lettere alle diverse Series e i numeri all’ordine cronologico di registrazione.
In questi ultimi anni, in parallelo alle nuove produzioni (Barn, Colorado ecc.) le Series messe in commercio sono state diverse svariate di decine e tanta abbondanza è dovuta al fatto che la produzione musicale di Neil Young sembra essere davvero illimitata. Nel corso della sua vita artistica ricca di opere eccellenti, per quanto ci siano stati dei periodi poco ispirati, se pensiamo al periodo Geffen o agli anni duemila in cui ottimi album si sono alternati a produzioni incomprensibili, Neil Young non ha mai avuto il cosiddetto “blocco dello scrittore” che ne ha rallentato il flusso creativo. Anzi il “problema” è proprio il contrario, negli ultimi mesi le uscite musicali si sono addirittura intensificate. Se si escludono le riedizioni, sono già cinque le nuove pubblicazioni da inizio anno con un’accelerazione marcata a seguito della controversia con Spotify.
Facendo un passo indietro, è ben nota la scelta di Neil Young di togliere la sua musica in polemica con la piattaforma di streaming complice di aver dato spazio al podcast del comico e commentatore TV Joe Rogan e delle sue posizioni No Vax. Giusto o sbagliato il dato di fatto è che la musica di Neil Young non è più disponibile: “They can have Rogan or Young. Not both”. Diversi artisti si sono schierati fin da subito al suo fianco ritirando a loro volta il catalogo in segno di solidarietà e amicizia. Tuttavia, alla spicciolata, una buona parte di loro è tornata sui propri passi e ha nuovamente rimesso a disposizione l’ascolto della propria musica.
Nel caso di Crosby, Stills, Nash, il boicottaggio è durato solo cinque mesi e le loro canzoni (al netto dei pezzi firmati da Young) sono nuovamente disponibili sull’app. Incassi in beneficienza? Decisione presa da altri detentori dei diritti musicali? Oppure le star della musica non possono davvero fare a meno di Spotify? Considerato che la piattaforma fondata da Daniel EK pagherebbe dai $0,003 a $0,005 a stream, per buona parte dei detentori dei diritti l’uscita da Spotify non dovrebbe essere una grave perdita. Per di più David Crosby non è mai andato per il sottile e a più riprese dal suo account Twitter si è scagliato contro il servizio musicale svedese: “Negli USA ci vogliono 4.053.100 ascolti all’anno per raggiungere il salario minimo orario di $9.20”, “Per una band devi ascoltare una canzone 786 volte per comprare una tazza di caffè” e ancora “Se hai ascoltato Déjà Vu 10.000 volte ti posso offrire un caffè e un donut”. Evidentemente però il buon Croz, ritiratosi definitivamente dall’attività live, non può proprio fare a meno della ciambella “offerta” da Spotify considerato che le sue canzoni sono nuovamente accessibili…
Neil Young invece non sembra affatto sentirne il bisogno, anzi questa posizione radicale sembra essersi trasformata in un’opportunità commerciale. I fan del canadese, non trovando più il suo repertorio sulla ben nota piattaforma sono stati costretti a dirottare gli ascolti su altri audio network oppure tentare strade alternative: per i più avventurosi la scelta di abbonarsi all’App ufficiale dell’artista (NYA) sobbarcandosi un canone annuo di diverse decine di dollari, per i tradizionalisti e soprattutto per i fan, che si sa, non sempre adottano un comportamento razionale negli acquisti, di continuare a seguirlo sulla strada del supporto fisico.
Se poi Neil Young scenderà a compromessi non possiamo saperlo, quel che è certo è che il suo tempo dedicato agli Archives non è mai perso. Tra Box Set, Performance Series (PS), Official Release Series (ORS), Official Bootleg Series (OBS) sono tante le perle per gli appassionati ma le novità più interessanti sono da ricercare nella Special Release Series (SRS) che raccoglie i “Lost album” ovvero i dischi pronti e finiti ma mai pubblicati prima.
Finora la SRS aveva nella sua collana il Volume 02 Homegrown del 1975, il Volume 05 Hitchhiker del 1976 e la trascurabile colonna sonora Volume 10 Paradox. I buchi sono molti quindi è lecito aspettarsi ancora delle ricche sorprese e proprio in questo ambito è degno di nota il Volume 09 Toast (SRS09), pubblicato quest’estate, che porta la firma di Neil Young with Crazy Horse. Il titolo non è dei più originali e prende il nome dai Toast Recording Studios dove è stato registrato, ma il materiale prodotto, risalente agli anni 2000 e 2001, è assolutamente meritevole per quanto la decisione al tempo di abbandonare l’album fosse legata allo stato d’animo di profonda infelicità di Neil Young: “Era un disco desolato, triste e senza risposte”. Quattro brani, verranno poi pubblicati in Are you passionate? del 2002 registrato con Booker T. & the M.G.’s: nel caso della torrenziale Goin’ Home in versione molto simile al brano conosciuto, invece Quit, How Ya Doin’? (Mr Disappointment) e Boom Boom Boom (She’s a Healer) in maniera ampiamente rivisitata. Timberline è invece una novità assoluta mentre le tiratissime Standing in the light of Love e Gateway of Love sono anch’esse degli inediti ma già presentati dal vivo nel corso dell’Euro Tour del 2021.
La seconda uscita estiva che merita l’ascolto è Noise & Flowers (PS21), registrato con i (+) The Promise of the Real durante il tour di soli 9 concerti in Europa nel giugno/luglio del 2019, è quanto di meglio si possa ascoltare live di Neil Young nel nuovo millennio (insieme al tour del 2015/2016 ben condensato in Earth). Nel corso del mini tour, a pochi giorni dalla scomparsa del manager e amico di una vita Elliot Roberts, un Neil Young in stato di grazia esegue una cinquantina di canzoni, e, sebbene il cd singolo ne raccolga solo 14, contiene diverse chicche apprezzabili come Alabama, Winterlong e Throw your hatred down. Nel disco manca Will the Circle Be Unbroken, la sola canzone eseguita insieme a Bob Dylan con cui si è alternato sui palchi dell’Hyde Park e di Kilkenny, ma l’acquisto del disco è ampiamente giustificato dalla presenza della rarissima On the Beach e della versione definitiva di oltre dieci minuti di Rockin’ in the free world. Seguire Neil Young non sarà gratuito ma certamente ne vale la pena.