Emergono nuovi dettagli sulla vicenda della 67 enne segregata in casa per 22 anni dal fratello e la cognata in un piccolo paesino vicino Campobasso. Nella puntata di oggi, giovedì 15 settembre, di ‘La Vita in Diretta’, viene infatti intervistata la parrucchiera da cui la donna si recava, sempre insieme alla cognata. La parrucchiera è dunque una delle persone che incontrava con regolarità la 67enne e che avrebbe potuto individuare alcuni indizi sulla sua situazione. “Veniva la cognata insieme a lei a fare i capelli – conferma la parrucchiera – Però non perché come si diceva veniva sorvegliata, veniva a fare i capelli insieme”.
La parrucchiera, mai inquadrata in volto dalle telecamere de ‘La Vita in Diretta’, spiega che “Con questa signora si parlava del più e del meno, tipo lei raccontava di quando stava a Baranello, che lei era sposata a Baranello, e che aveva assistito suo marito che era malato, tutto qui. Si parlava della cugina, niente di che”. Tormentandosi nervosamente il braccio respinge ogni accusa rivolta al fratello e alla cognata della 67enne: “segregata è una parola grossa, si dice 22 anni ma non risulta questo”. E parla della coppia dicendo che “per me sono brave persone. Non erano delle persone che stavano insieme ad altre persone, forse era il loro comportamento, le piaceva vivere così, questa famiglia era una famiglia un po’ riservata”.
67enne segregata in casa per 22 anni: “davvero siete qui per liberarmi?”
Il fratello e la cognata della 67enne segregata in casa per 22 anni hanno rilasciato soltanto un’intervista al Tg1 , rispondendo semplicemente “no” alle domande poste dalla giornalista e negando ogni tipo di maltrattamento e segregazione nei confronti della 67enne. Ogni altro tentativo di ottenere una dichiarazione da parte della coppia di presunti aguzzini è fallita miseramente, come mostrano le immagini andate in onda a ‘La Vita in Diretta, nonostante numerosi tentativi di contattarli.
Tra i dettagli più agghiaccianti emersi nella puntata odierna de ‘La Vita in Diretta’ c’è il fatto che la 67enne si affacciava spesso alla finestra della stanza in cui era reclusa e chiedeva aiuto a bassa voce, con voce flebile come se si aspettasse di non essere ascoltata. Al punto che, quando i carabinieri della compagnia di Boiano hanno infine fatto irruzione in seguito alle due lettere anonime, la 67enne all’inizio non ha voluto parlare, poi alla fine ha detto: “ma davvero siete venuti qui per liberarmi? Io in questo posto non voglio più starci”. Prima sorridendo e poi piangendo ha raccontato il suo calvario: “ridotta al silenzio, erano schiaffi e insulti se parlavo senza che prima mi dessero il permesso”.