Renato Farina, giornalista e politico, all’interno di un editoriale pubblicato sul quotidiano Libero, ha messo in evidenza una delle possibili derive della guerra in Ucraina: “Peggio di una guerra d’invasione c’è solo una guerra civile. Essa somma ai morti altri morti, sparge i semi dell’odio tra fazioni della patria comune, e dura ben oltre qualsiasi armistizio”, ha sottolineato. Il riferimento è a quello che sta accadendo in queste ore nelle città riconquistate dagli ucraini, con “esecuzioni mirate ma metodiche delle autorità e dei funzionari russi o filo-russi da parte della resistenza e dei servizi segreti ucraini”. Lo scopo è quello di “terrorizzare chiunque accetti di servire nei Governi fantoccio che la Russia ha creato con l’obiettivo di organizzare referendum fasulli e, infine, annettere le terre occupate”.
Affinché ciò avvenga, tuttavia, il rischio è che i ruoli di Russia e Ucraina diventino alla pari, al punto da dare vita ad una ecatombe da entrambe le parti. “Se si inizia con le mattanze interne, siamo alla Bosnia. Ho letto in un Tweet di un nazionalista ucraino queste parole in risposta a chi teme eccidi: «Le forze russe e i mercenari del Donbass non sono “persone”, idioti»”.
“In Ucraina mattanza russa come in Bosnia”. L’avvertimento di Renato Farina
Renato Farina, in merito alla possibilità di dare vita in Ucraina ad una mattanza russa come in Bosnia, ha parlato sulle colonne del quotidiano Libero anche degli effetti che ciò potrebbe avere a livello di immagine. “La strategia della tensione rischia di compromettere la credibilità e la forza mediatica di Kiev, visto che queste azioni sono difficilmente legittimabili e che in base alla Convenzione di Ginevra sono vietati gli attacchi che non siano verso uno specifico obiettivo militare o che possano provocare danni ai civili”, ha sottolineato.
Il caso degli insegnanti arrestati per avere dato lezioni di russo, in tal senso, è emblematico. Secondo il giornalista e politico, però, a livello internazionale, soprattutto in Italia, si parla troppo poco del fenomeno. Al contrario, quest’ultimo “esigerebbe da parte delle potenze occidentali una messa in guardia nei confronti di Volodymyr Zelensky e dei suoi consiglieri”. Invece “forse per non essere infilati nelle liste di putiniani prezzolati si censura la realtà”, ha concluso.