A I Fatti Vostri si torna a trattare il caso di Alessandra Matteuzzi, la donna uccisa dal suo fidanzato, Giovanni Padovani, lo scorso mese di agosto a Bologna. In studio nel programma di Rai Due vi era Salvatore Pirrello, dirigente del Troina, la squadra di calcio di Serie D dove militava Padovani: “Che impressione ci aveva fatto? Un impressione di un ragazzo normale, un ragazzo un po’ più grande rispetto agli altri calciatori perchè era una squadra giovane, era comunque normalissimo, si era subito integrato, stava in albergo e avevo un ottimo rapporto con i compagni. Notato qualcosa di strano? Niente di particolare, se non quello che era molto social, mentre negli ultimi giorni era più cupo, si isolava un po’ spesso”.
Poi, il 20 agosto, tre giorni prima dell’omicidio di Alessandra Matteuzzi: “La squadra era in ritiro in albergo prima della partita- ha spiegato ancora Salvatore Pirrello – in tarda serata il ragazzo era andato dal mister e gli aveva detto che doveva andar via per problemi famigliari, il mister gli aveva detto di dormirci su e che ne avrebbero riparlato l’indomani mattina, ma il ragazzo di notte è andato via e quando il mister l’ha chiamato era già in Calabria”.
ALESSANDRA MATTEUZZI, A I FATTI VOSTRI L’AGENTE ASSUNTO DA GIOVANNI PADOVANI
In studio arriva anche Anthony Tortorici, l’investigatore privato che Giovanni Padovani aveva assunto per indagare su Alessandra Matteuzzi: “Mi contattò per pedinare la fidanzata, ci si era ripromessi di vederci per Natale poi non si fece sentire e mi ricontattò a gennaio. Aveva dei dubbi, mi disse l’indirizzo dove abitava, feci una piccola ricognizione sul posto, ho fatto due o tre foto, e quindi di conseguenza la cosa finì li”.
In seguito Giovanni Padovani si sarebbe fatto più insistente: “Ha iniziato a ricontattarmi tutti i giorni, mi disse che aveva manomesso le password delle telecamere dell’abitazione di Alessandra, gli dissi che è illegale una cosa del genere, e a quel punto mi fermai e rinunciai l’incarico. Mi raccontò che dubitava sulla fedeltà della compagna, e io gli dissi che vista la lontananza di prenderla come una semplice relazione, cercavo di tenerlo calmo dal punto di vista psicologico”. L’investigatore non avrebbe comunque mai pensato che la cosa potesse finire in tragedia: “Io la interpretavo come una gelosia. Mai avuto il sospetto che le avesse potuto fare del male, ci rimasi male perchè sfiorai queste vicenda, non vi era nessun segnale”.