Lydua Mancinelli: “Pensavo che Carmelo Bene fosse gay, inizialmente”
Lydia Mancinelli in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera ha parlato del suo rapporto privilegiato, in primissima linea, al fianco del famoso regista ed attore Carmelo Bene. Del loro primo incontro lei non conserva una bellissima prima impressione su Carmelo, “eravamo ospiti in una villa al Circeo” e lei vide “questo tizio ossigenato, con le unghie laccate di rosso, sbracato su un’amaca, con vicino una bottiglia di Whisky”. “Volevo andarmene via”, confessa ora Lydia Mancinelli, “ma poi venni convinta a scendere con tutti gli altri in spiaggia”. Nel pomeriggio Bene le si sedette vicino, “e parlò fino a tarda sera”, anche se lei non capiva bene di cosa parlasse lui perché “appartenevo a un ambiente diverso dal suo”.
Dopo quella giornata Lydia Monicelli e Carmelo Bene si incontrarono nuovamente un mese dopo, “gli chiesi se aveva qualcosa da farmi recitare: mi fece fare un provino per il ruolo della Regina Gertrude nell’“Amleto” e mi scritturò”, racconta lei. Però, confessa anche che non ci fu subito una scintilla sentimentale tra loro, “non mi piaceva affatto e oltretutto pensavo che fosse gay”. Ma fatale fu quella notte “a Spoleto, dove avremmo poi debuttato”, quando lui le disse “tu dormi con me”, ed in “quella prima notte non si dimostrò affatto gay”.
Lydia Mancinelli su Carmelo Bene: “Gli staccai un pezzo di orecchio a morsi”
Tuttavia, seppure tra Lydia Mancinelli e Carmelo Bene la scintilla scattò, l’amore con lui non era dei più semplici. “Era un p*ttaniere”, racconta ora Lydia nell’intervista al Corriere, “una volta arrivò al punto di fare sesso con una tizia, mentre io dormivo di sopra”. “Gliela feci pagare cara”, confessa, “gli rifilai un morso all’orecchio e gliene staccai un pezzetto”. La storia finì dopo non troppo tempo da quella vicenda, perché “mi aveva affaticato per vari motivi, compreso un aborto spontaneo”.
“Ero la sua amministratrice di compagnia”, racconta Lydia Mancinelli, tanto da fare a Carmelo Bene anche da “autista perché non amava guidare, gli tagliavo i capelli, gli compravo le scarpe”. Quando si lasciarono, racconta lei, “ha dovuto assumere 7 persone per sostituirmi”. Inizialmente non accettò la rottura, “mi rispose: sposiamoci, ma io ero molto perplessa” anche perché “ogni tanto era violento“, “un giorno mi attaccò una filippica al telefono per convincermi a ritornare da lui”. Riuscì a convincerla, e “quando decisi di ritentare la convivenza, non lo trovo a letto con un’altra? Lo mandai definitivamente a quel paese”. In seguito “ci siamo ripresi e rilasciati di nuovo, anche perché aveva preso un vizio con certe sostanze che non condividevo”.