Raffaele Cutolo è la mano che si nasconde dietro l’omicidio di Giuseppe Salvia. Boss della Nuova Camorra Organizzata, ordinò l’uccisione del vicedirettore del carcere napoletano di Poggioreale, vittima del commando nel 1981. Il motivo dell’assassinio sarebbe uno “sgarro” subito mentre era detenuto. Cutolo non si è mai mentito ma ha ammesso di aver commissionato l’omicidio davanti ad Antonio Mattone, giornalista e scrittore che ne raccolse la confessione senza però avere la possibilità di registrare. Infatti, nel corso dell’intervista in carcere, il boss affermò: “Sì, l’omicidio Salvia l’ho fatto io”. Parole che Mattone ha poi messo per iscritte una volta uscito dalla cella e che oggi sono alla base del film-documentario Le ultime parole del boss. (agg. JC)
Raffaele Cutolo, chi è ‘O professore
Raffaele Cutolo, detto ‘O professore, è il boss mai pentito a capo della Nuova Camorra Organizzata che, per sua stessa ammissione, fu il mandante dell’omicidio di Giuseppe Salvia, vicedirettore del carcere napoletano di Poggioreale vittima di un commando nel 1981. Cutolo ne avrebbe ordinato l’assassinio dopo aver subito uno “sgarro” mentre era detenuto, un “affronto” al suo potere che sarebbe stato lavato con il sangue dell’uomo che, allora 38enne, difendeva le istituzioni e lo Stato dalle spire della criminalità organizzata.
La storia di Giuseppe Salvia e di quell’agguato pianificato da Raffaele Cutolo – che avrebbe deciso di farlo uccidere dai suoi uomini dopo aver subito da lui una perquisizione nonostante il rifiuto opposto agli agenti del penitenziario -, è raccontata nel film Le ultime parole del boss in onda su Rai 2 il 30 settembre. Una pellicola diretta da Raffaele Brunetti e tratta dal libro La vendetta del boss, scritto da Antonio Mattone. Lo stesso autore che raccolse la confessione del boss mentre indagava sull’esecuzione di Giuseppe Salvia: fu lui a chiederne l’uccisione perché Salvia aveva osato resistere alle sue volontà nel tentativo di far rispettare la legge e le regole delle giustizia.
L’omicidio di Giuseppe Salvia ordinato da Raffaele Cutolo
Raffaele Cutolo avrebbe deciso di ordinare l’omicidio dell’allora vicedirettore del carcere di Poggioreale, a Napoli, già nel 1980. Giuseppe Salvia sarebbe stato ritenuto “colpevole” di avergli sferrato un affronto tra le mura del penitenziario quando, il 7 novembre di quell’anno, tornando da un processo verso la sua cella sarebbe stato perquisito personalmente da Salvia nonostante il suo rifiuto. Poco prima dell’intervento di Giuseppe Salvia, gli agenti avrebbero informato l’allora vicedirettore del carcere napoletano che quel “detenuto eccellente“, destinatario di privilegi e concessioni esclusivi in costanza di carcerazione, si opponeva al controllo previsto dal regolamento. Per questo, Giuseppe Salvia avrebbe preso le redini della situazione e avrebbe proceduto personalmente a perquisire il boss.
Uno “sgarro” che Raffaele Cutolo avrebbe deciso di fargli pagare con la vita ordinando il delitto a un commando di sei uomini. Il 14 aprile 1981, i killer lo avrebbero inseguito e ucciso mentre, di ritorno a casa dal lavoro, si trovava a percorrere la tangenziale di Napoli. Raffaele Cutolo è nato nel 1941 a Ottaviano (Napoli) e dopo la sua morte, avvenuta all’età di 79 anni, vi è stato sepolto. Era chiamato ‘O professore nonostante avesse soltanto la licenza elementare, un soprannome datogli da alcuni detenuti in quanto era l’unico, tra loro, a saper leggere e scrivere. La figura di Raffaele Cutolo, boss mai pentito, fu centrale nella guerra di camorra con i clan della “Nuova Famiglia”. Il primo omicidio sarebbe stato commesso quando aveva 22 anni, a seguito di un presunto apprezzamento fatto alla sorella da un giovane che poi fu ucciso. Per il delitto, Raffaele Cutolo sarebbe stato condannato all’ergastolo, pena ridotta a 24 anni in appello. In attesa del terzo grado di giudizio, scarcerato, Cutolo si sarebbe dato alla latitanza fino al 1971 prima di essere nuovamente arrestato e detenuto nel carcere di Poggioreale. Lo stesso penitenziario in cui Giuseppe Salvia avrebbe lavorato fino alla sua morte.