Roberto Alessi, in diretta a “Storie Italiane”, ha commentato con la voce rotta dal pianto la morte di Bruno Arena, comico dei “Fichi d’India” scomparso a 65 anni d’età: “Una notizia orrenda, perché quando un artista ci lascia siamo tutti più poveri. Nella fattispecie conosco molto meglio Max Cavallari. Loro due ci hanno regalato risate, allegria, leggerezza, poi nel 2013 Bruno è stato colpito da aneurisma ed è stato in coma a lungo. È stato commovente quando è stato portato allo stadio di San Siro e tutta Milano ha abbracciato la famiglia e ha abbracciato Max”.
Roberto Alessi ha aggiunto: “Quando una persona lascia un ricordo così forte, significa che è arrivata all’anima delle persone. Noi che siamo pubblico abbiamo debiti di riconoscenza verso chi ci ha regalato risate e leggerezza, in quanto l’esistenza presenta problemi infiniti e poi arrivano anime belle che sanno regalare un sorriso. Lui in paradiso potrà continuare questa sua opera molto bene, perché era davvero un grande talento”.
ROBERTO ALESSI: “BRUNO ARENA? FICHI D’INDIA ERANO GRANDI AMICI”
Sempre a “Storie Italiane”, Roberto Alessi ha affermato: “Queste persone ci entrano in casa. Chi fa televisione fa parte della nostra famiglia e Bruno Arena lo era assolutamente. Il loro successo si basava su una vera amicizia, quella con Max Cavallari, la cui comicità nasceva dal volersi bene. È difficile riuscire parlare al singolare, perché per noi rimangono i Fichi d’India. Bruno era talmente intelligente e talentuoso che si era alleato con l’aspetto fisico, messo alla mercé del pubblico. Questo vuol dire davvero essere grandi“.
Quando Bruno Arena è tornato al suo pubblico, “lui aveva problemi grossi, ma io dico sempre che l’amore è una grandissima medicina. Max aveva capito che da quando il suo amico è stato male la sua carriera sarebbe stata da solista e ha continuato con ottimi lavori. Però è sempre difficile dimenticare Bruno Arena, anche perché gli artisti sono le uniche persone immortali, e ci lasciano un’eredità di copioni, di battute e di immagini in eterno”.