Per Giorgia Meloni, “la priorità è fermare la speculazione sul gas. Continuare all’infinito a compensare il costo delle bollette regalando i soldi a chi si sta arricchendo sulle spalle di cittadini e imprese sarebbe un errore”. La leader di Fratelli d’Italia, secondo quanto riportato dai principali media, lavora alla formazione di un esecutivo di modo che possa essere pronto prima del Consiglio europeo del 20-21 ottobre, dove la questione energetica sarà in primo piano. Intanto il ministro della Transizione energetica ha fornito rassicurazioni sugli approvvigionamenti di gas, vista l’interruzione dei flussi a Tarvisio. “Distinguerei i timori legati ai costi dai timori sulla quantità”, ha detto Roberto Cingolani, ricordando che l’Italia sta esportando gas e gli stoccaggi sono sopra il 90%. Dunque, la situazione attuale “porta a simulazioni in cui noi abbiamo un inverno ‘coperto'”.
Il ministro ha anche ricordato che a livello europeo si sta lavorando a un indice diverso dal Ttf di Amsterdam per il prezzo del gas, a un forchetta di oscillazione tra un minimo e un massimo al posto del price cap e al disaccoppiamento del costo dell’elettricità da quello del gas. Secondo Davide Tabarelli, Presidente di Nomisma Energia, tutte queste dichiarazioni indicano che, «a fronte di una crisi che permane da mesi, non c’è purtroppo la capacità politica di dare una vera risposta e si preferisce quindi parlare di tetto o forchetta sul prezzo, disaccoppiamento, tassazione degli extraprofitti e speculazione».
Alla luce delle rassicurazioni di Cingolani, non sembra esserci un problema di quantità di gas. È così? Come sentiamo ripetere in questi giorni, la questione è solo relativa al prezzo?
I problemi di quantità ci sono e spiegano anche i prezzi così alti. Non è che dietro di essi ci siano solo i famigerati speculatori: i prezzi sono elevati perché l’anno scorso il gas importato dalla Russia per l’Europa ha rappresentato quasi il 40% dei suoi consumi e da altri gasdotti non può arrivare una quantità sufficiente a coprire questa quota. Se, dunque, non vi sono abbastanza stoccaggi e non arriva gas russo, è chiaro che diventa complicato passare l’inverno, fisicamente non ci sarebbe la quantità di materia prima necessaria. Ed è questo che il suo prezzo sta indicando.
Il fatto che nelle scorse settimane l’Italia abbia raggiunto il 90% degli stoccaggi e abbia aumentato il suo export di gas non basta, quindi, a essere ottimisti…
Siamo il Paese che in Europa, rispetto ai suoi consumi, ha gli stoccaggi più elevati. Questo è un bene, e siamo riusciti a esportare più gas proprio perché le scorte sono alte, i consumi sono contenuti, i riscaldamenti non sono stati ancora accesi, non fa particolarmente freddo. Il fatto è che il riscaldamento è un servizio a rete che ci deve essere sempre, invece questo inverno in alcuni giorni potrebbe non esserci, perché, come detto, fisicamente potrebbe mancare il gas. Non è una tragedia, si tratta solo di prepararsi ed essere pronti all’evenienza. E il fatto di parlarne, di dare qualche indicazione forte al mercato, credo che sarebbe estremamente positivo.
Cosa si può fare in questo senso?
Parlare chiaramente di razionamenti, indire nuove aste di interrompibilità, in modo da poter interrompere la fornitura ai clienti industriali in caso di necessità, compensandoli dal punto di vista economico. È poi fondamentale cercare di creare più spazio a tutto ciò che non è gas, a cominciare dall’olio combustibile, dall’uso del gpl nelle case per arrivare all’eliminazione delle restrizioni su caldaie e stufe a biomassa nella Pianura Padana e alla riaccensione delle centrali elettriche a carbone. In questo modo si può aumentare l’offerta, ma bisogna anche considerare il fatto che se si continua a limitare il rialzo delle bollette, i consumatori non reagiscono, mentre bisogna fare in modo che la domanda si riduca, altrimenti le bollette rimarranno sempre alte: bisogna riavvicinare domanda e offerta, visto che è forte il rischio di un ammanco di forniture.
È sbagliato, allora, dire, come ha fatto Giorgia Meloni, che è prioritario fermare la speculazione?
Come si può parlare di speculazione quando potrebbe mancare il gas che l’anno scorso ha coperto quasi il 40% dell’offerta? Questa è solo una maniera per evadere il problema di andare a Piombino a imporre il rigassificatore. Capisco che è difficile per la Meloni, visto che il Sindaco, contrario alla sua installazione, appartiene al suo partito, ma non dobbiamo dimenticare che quella infrastruttura, come pure il posizionamento di una nave di stoccaggio e rigassificazione a largo di Ravenna, è importante, perché il problema non durerà solo quest’inverno: l’anno prossimo saremo nelle stesse condizioni. A volte penso che la gente non abbia capito la serietà di questa crisi e l’importanza di avere il gas e preferisca sentirsi dire che è colpa della speculazione.
Va quindi aumentata la produzione nazionale di gas?
Non solo. L’attuale PiTESAI (Piano della transizione energetica sostenibile delle aree idonee, ndr) va gettato al macero e riscritto, ma vanno anche riaperte tutte le centrali elettriche a carbone. A fronte di una crisi che permane da mesi, non c’è purtroppo la capacità politica di dare una vera risposta e si preferisce quindi parlare di tetto o di forchetta per il prezzo, disaccoppiamento, tassazione degli extraprofitti e speculazione.
Ha appena citato quelle che sono le misure al vaglio dell’Europa per una soluzione comune alla crisi energetica. Dopo la mossa della Germania, che ha stanziato 200 miliardi per limitare i rialzi delle bollette per le sue imprese e i suoi cittadini, è ancora possibile raggiungerla?
Quelle che ho citato sono tutte delle alchimie di mercato che distraggono un po’ dalla questione centrale, ovvero che bisogna ridurre la domanda e aumentare l’offerta. Dunque, qualcosa le misure in discussione in Europa possono fare, ma sono di carattere contabile, politico e regolatorio e tralasciano una questione fisica fondamentale: la domanda quest’anno non si è ridotta granché e l’offerta non sta crescendo. Pensiamo all’Olanda che non riesce a incrementare la produzione del più grande giacimento di gas naturale europeo o alla stessa Italia che non accresce le estrazioni. È per questo che i prezzi restano alti. Se non aumenta l’offerta bisogna che necessariamente ci siano delle azioni per diminuire la domanda. Bisognerebbe discuterne, fare dei piani, decidere. Da nessuna parte in Europa si sta però affrontando questo tema che è politicamente difficile.
Nel caso di razionamenti, bisognerebbe salvaguardare le imprese per non rischiare di fermare il motore industriale?
Questo rischio c’è, ma la fisica delle reti del gas impone che si cominci a razionare dai consumatori più grandi, anche perché sono pochi ed è più facile avere sotto controllo la chiusura delle forniture. Se, infatti, si decidesse di limitare l’utilizzo nelle case, chi sarebbe poi in grado di controllare l’effettivo rispetto delle disposizioni? Purtroppo i razionamenti sono azioni pesanti e c’è una regola del buon senso da seguire: si comincia dai consumatori più grandi andando poi a scendere.
(Lorenzo Torrisi)
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.