Spopola il totoministri, ma per qualcuno la campagna elettorale non è ancora finita, si sono detti tanti colleghi in più di una redazione ieri mattina, quando hanno letto, con uno strano senso di incredulità, le dichiarazioni del presidente di Confindustria Carlo Bonomi. Strane davvero. Bonomi parla alla platea degli industriali di Varese. “Le due grandi emergenze sono l’energia e la finanza pubblica”, dice. Tutti d’accordo. Va salvato “il sistema industriale italiano dalla crisi energetica”, dato che migliaia di aziende “sono a rischio, insieme a centinaia di migliaia di posti di lavoro”.
E qui ci sarebbe qualcosa da eccepire, perché le aziende – molte, moltissime – hanno già chiuso. Ma quello che lascia spiazzati è una bocciatura tutta politica: niente “immaginifiche flat tax e misure di prepensionamento”, spiega Bonomi, perché “non possiamo permettercelo”. Un evidente siluro alla Lega. Dubbi non ce ne sono, perché Salvini ha sbandierato la tassa piatta e lo stop alla Fornero per tutta la campagna elettorale. Ma, a onor del vero, il leader della Lega è stato anche l’unico, insieme alla Cisl, a chiedere da giugno lo scostamento di bilancio per far fronte alla crisi energetica che sta mettendo in ginocchio imprese e famiglie. Quello stesso scostamento che a distanza di 3 mesi si comincia a intravvedere da più parti. Però i conti non tornano, perché le urne si sono chiuse da un po’, e alle dichiarazioni di Bonomi applaudono dal Pd. Il fatto è, però, che perfino nel centrodestra respingono al mittente le sue dichiarazioni: Fazzolari, senatore FdI, responsabile del programma, uomo fidatissimo della Meloni, dice che la flat tax è prevista.
Insomma, davvero strano. Poi una rapida ricerca su Google e si trovano i puntini da unire. “E ora Bonomi prova il salto verso un ministero (con la Meloni)”, scriveva il Sussidiario il 26 di luglio. Altri tempi: una crisi di governo ancora calda, quasi tutta da capire, nata dall’iniziativa di Draghi e da uno spartito abilmente scritto e diretto dalla segreteria della presidenza del Consiglio e dalla segreteria generale del Quirinale (ma questa è un’altra storia). Si facevano già i conti sulla data delle urne, ma soprattutto per qualcuno era tempo di progetti.
Fatto sta che nel turbillon di nomi di queste ore, Bonomi ha ricevuto un no (in quanto “tecnico”?): niente ministero per lui. E così il leader di Confindustria si è tolto il sassolino dalla scarpa, sgambettando “immaginifiche flat tax e misure di prepensionamento”. La partita tra tecnici e politici è solo agli inizi.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.