Planeterranea, ecco la dieta sul modello di quella mediterranea
La dieta mediterranea diventa globale. L’alimentazione alla base di Paesi come Italia, Spagna, Grecia e Marocco, diventata Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco dal 2010, è al centro di un progetto dell’Università Federico II di Napoli che ha intenzione di adattare il suo schema alimentare alla cultura e ai cibi di altri Paesi nel mondo. Nasce così la dieta «Planeterranea», applicabile in qualsiasi angolo della terra.
Annamaria Colao, professoressa di Endocrinologia all’Università Federico II di Napoli e titolare della cattedra UNESCO sull’educazione alla salute e allo sviluppo sostenibile, ha spiegato a VanityFair: “Come Cattedra UNESCO di Educazione alla Salute e allo Sviluppo Sostenibile dell’Università di Napoli intendiamo valutare la possibilità di promuovere a livello mondiale un modello alimentare sano e sostenibile, basato sulle proprietà nutrizionali della dieta mediterranea, ma implementato a livello locale utilizzando i prodotti alimentari disponibili nelle diverse aree del mondo. «Planeterranea» è il nome che proponiamo per questo nuovo modello alimentare, che sarebbe coerente con gli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dalle Nazioni Unite nell’Agenda 2030 e con i principi dell’economia circolare”.
Come funzionerà la dieta Planeterranea
Così come la dieta Mediterranea, anche la “Planeterranea” avrà come ingredienti principali cereali integrali, olio d’oliva, legumi… Oltre che una quantità moderata di pesce, latticini, carne e vino rosso. Si cercherà proprio di ridurre l’uso di carne, soprattutto rossa. Tra le fonti nutritive primarie troviamo poi anche la frutta fresca e secca e la verdura. Le quantità di macronutrienti saranno così suddivise: il 15% da proteine (in prevalenza pesce e legumi), 30% (e meno) da grassi (in prevalenza olio extra vergine d’oliva) e carboidrati (in prevalenza cereali integrali). Basso, invece, il consumo di carne.
Esclusi, dunque, gli alimenti ad alto indice glicemico, ricchi di zuccheri e grassi. Verrà promosso il consumo di proteine vegetali rispetto a quelle animali. Si andrà poi a porre l’accento sulla riduzione dei grassi saturi a favore di quelli insaturi e da un maggiore consumo di carne bianca rispetto a quella rossa. Così sarà minore anche il rischio di andare incontro a malattie cardiovascolari, tumori, malattie neurodegenerative e nella sindrome metabolica. I cibi, ovviamente, non saranno uguali in tutto il mondo ma si cercheranno alimenti con le stesse proprietà nutritive come l’avocado, la papaya, le banane verdi e le bacche di andaçaí in America Latina. Saranno presenti anche alcuni cereali dell’Africa centrale come tapioca/manioca e teff e così via. La dottoressa Colao ha spiegato: “Puntiamo a definire diverse piramidi nutrizionali, basate sugli alimenti disponibili localmente, che presentino le stesse proprietà nutrizionali e gli stessi benefici per la salute”.