PROCESSO RUBY TER, IN AULA KARIMA EL MAHROUG: “MAI AVUTO RAPPORTI CON BERLUSCONI”
Karima El Mahroug – la famosa “Ruby Rubacuori” – lo ribadisce per l’ennesima volta, tramite i suoi avvocati difensori in Aula per il processo Ruby Ter: «mai avuto rapporti sessuali con Silvio Berlusconi». Per Karima, che è tornata in presenza nell’Aula bunker del Tribunale di Milano in Via Ucelli di Nomi, l’augurio fatto ai cronisti assiepati all’uscita è sempre il medesimo: «L’augurio che mi faccio è che questa vicenda sia chiusa il prima possibile, perché è stato un grande incubo, e di riavere indietro la mia vita e di poterla vivere serenamente». L’ex Ruby (nome d’arte con la quale era famosa da ragazzina nelle serate della movida a Milano) non aggiunge altri elementi in merito all’indagine, rispettando lo scioglimento del processo: ma parla di sé e delle conseguenze di questi tre processi sulla sua vita personale. «È evidente agli occhi di tutti che porto un marchio, una Lettera Scarlatta. Ho sempre avuto paura di essere strumentalizzata e credo che possiate capirlo. Oggi per me è stata una giornata veramente emozionante – ha detto ai giornalisti – è la prima volta che mi sento difesa in un’aula come questa, non mi sono mai sentita davvero difesa, neanche ai tempi quando ero una vittima».
Su Berlusconi non aggiunge altro ma lascia parlare i suoi legali difensori Jacopo Pensa e Paola Boccardi: «Se c’è una cosa che non cambia mai nelle dichiarazioni di Karima è di non aver avuto, non aver compiuto atti sessuali con Berlusconi. Le testimoni parlano tutte in maniera omologata, lei usa il suo linguaggio: non ha parlato di cene eleganti o burlesque, ha descritto serate sicuramente non puritane, ha descritto spogliarelli, dice che non hai mai visto o subito atti sessuali». In merito al presunto pagamento di Berlusconi per “comprare il suo silenzio”, i legali di Karima El Mahroug ribadiscono in Aula: «se fosse vero che ha ricevuto 5 milioni di euro da Berlusconi o 4,5 milioni come scriveva in un appunto sequestrato, lei avrebbe ricevuto quei soldi quando non era nemmeno “pubblico ufficiale”, ossia testimone, e dunque non ci sarebbe comunque la corruzione in atti giudiziari contestata».
COME PROCEDE IL PROCESSO RUBY-TER: DOPO KARIMA PARLA ANCHE POLANCO
L’inchiesta Ruby Ter riguarda l’indagine sulla presunta corruzione di testimoni dell’originario processo Ruby (sulle “cene eleganti” di Arcore con l’ex Premier Silvio Berlusconi), con le finalità di falsa testimonianza a favore del leader di Forza Italia: Berlusconi si è già difeso in questa sede affermando di versare le cifre di 2500 euro ogni mese a diversi ospiti delle serate di Arcore e Palazzo Grazioli ormai più di 10 anni fa, «come indennizzo per il danno d’immagine recato alle ragazze dal clamore dell’inchiesta». Il processo Ruby Ter è giunto alla fase delle repliche delle difese: Karima è imputata assieme ad altri 27 proprio per falsa testimonianza e corruzione in atti giudiziari: l’avvocato difensore Paola Boccardi ha poi ricordato in un passaggio dell’arringa la giovane Imane Fadil, la “super teste” dei primi due processi Ruby morta per una grave forma di aplasia midollare il 1° marzo 2019.
«Vogliamo esprimere il nostro sincero dispiacere per Imane Fadil: questo processo, proprio per il fatto che è durato 12 anni, ha visto tanti cadere», ha spiegato la difesa di Karima, aggiungendo però «Imane Fadil è stata ritenuta credibile e messa tra i ‘buoni’, mentre Karima, che ha partecipato a un numero minore di serate di altre ragazze, è stata messa tra le ‘cattive’». Nell’udienza di oggi del processo Ruby Ter, ha parlato anche l’avvocato Paolo Cassamagnaghi, difensore di Marysthell Polanco, una delle ragazze che partecipavano alle cene a Villa San Martino: «I soldi che Silvio Berlusconi dava alle ragazze che prendevano parte alle serate di Arcore mi sembrano più la mancia del nonno al nipote – ha spiegato il legale in Aula – e magari Berlusconi faceva proprio questo, per avere un po’ di gentilezza, di attenzione, si voleva circondare di ragazze giovani e belle e dava la mancia perché stessero con lui, come fa un nonno con il nipote che va a trovarlo». La linea delle difese degli altri imputati di fatto conferma la linea di Berlusconi: l’ex Cav non le avrebbe pagate per dire il falso ma solo per risarcirle dello “scandalo mediatico” emerso da inchieste e processi.