Francesca Persi, amministratrice della società Atena e collaboratrice di Fabrizio Corona, è una donna provata. Anni dopo la vicenda giudiziaria che l’ha vista coinvolta insieme all’ex re dei paparazzi, per la questione dei 2,6 milioni di euro in parte trovati nel controsoffitto della sua abitazione e di cui si contestava l’evasione fiscale – accusa da cui sono stati assolti “perché il fatto non sussiste” – le vibrazioni di angoscia e dolore restano vive nel suo racconto affidato in esclusiva a IlSussidiario.net.
Quando la raggiungiamo al telefono per parlare del caso e di come ha vissuto l’esperienza della detenzione – 22 giorni di carcere e 10 mesi di domiciliari, tra il 2016 e il 2017, “alle massime restrizioni” –, non nasconde la sua commozione nel ripercorrere gli aspetti più dolorosi della storia. Una donna normale, sottolinea, catapultata in un meccanismo che ancora oggi, a distanza di tanto tempo, la vede alle prese con l’etichetta di persona poco raccomandabile, un’etichetta che, precisa con forza, “è ingiusta” e non appartiene alla sua identità.
Pochi giorni fa, Fabrizio Corona è stato assolto dall’accusa di evasione fiscale sui famosi 2,6 milioni di euro per cui gli veniva contestata una “omessa dichiarazione dei redditi”, cioè il non aver pagato le tasse dovute su quelle somme. Una assoluzione perché “il fatto non sussiste”. Qual è stato il suo primo pensiero dopo la sentenza?
Anche io sono stata assolta. Il mio primo pensiero è stato l’essere molto delusa e affranta, amareggiata perché ho fatto un anno di detenzione inutile. Trattata peggio dei peggiori delinquenti. Ho fatto la galera e avevo i domiciliari alle massime restrizioni: non potevo usare Internet né il telefono e l’unica visita che ho ricevuto in 10 mesi, di un’ora, è stata quella di una mia amica.
Non potevo vedere nessuno, nemmeno uscire sul pianerottolo, nemmeno la mia famiglia è potuta stare con me. Ero sola a casa con due figli minorenni. Andavano a scuola da soli, a 10 anni, per fortuna l’istituto è davanti a casa. Una situazione delirante per poi dire ‘non è successo niente’.
Oggi la sua vicenda può dirsi conclusa, come è finita?
Sì, sono sollevata ma anche molto amareggiata, è la parola esatta. Ancora oggi, se si digita il mio nome su Internet esce fuori tutta questa storia, ho fatto anche la richiesta per l’oblio, per lasciarmi tutto questo alle spalle e non essere cercata. A me hanno chiuso anche il conto bancario per le notizie trapelate da Internet. Io sono stata etichettata in una maniera ingiusta. Non sono quel tipo di persona, ho sempre pagato le tasse. Non ho mai rubato un euro.
Ho tenuto solo dei soldi (un milione e 700mila euro trovati nel controsoffitto della sua casa, ndr) che erano del lavoro. Non ho ammazzato nessuno. Chi ha chiesto scusa? Io non ho più nemmeno i social, vorrei essere una persona normale e lasciarmi tutto questo alle spalle.
In che rapporti è oggi con Fabrizio Corona?
Io continuo a lavorare con Fabrizio, con la società Atena di cui sono ancora l’amministratore, ho sempre creduto in lui e non abbiamo fatto niente di illegale. Io resto lì e faccio il mio lavoro come ho sempre fatto, a fianco di Fabrizio perché non lo abbandonerò mai. Non è la persona che i media hanno descritto.
Ci spieghi meglio.
È stato solo preso di mira, una vittima, e io sono vittima di conseguenza. C’è un accanimento nei suoi confronti, tutto quello che succede a lui è amplificato, non è giusto, bisogna finirla con questa storia. Lavoriamo insieme, siamo molto amici e ci vogliamo bene, per me Fabrizio è famiglia. Questo sarà sempre così. Stiamo cercando di costruire delle basi per andare avanti.
Il suo arresto risale all’ottobre 2016 e successivamente per Lei è stata disposta la misura dei domiciliari. C’è qualche episodio in particolare, di quella fase, che le è rimasto impresso e come ha vissuto quel periodo?
Sono stata arrestata il 10 ottobre 2016, lo ricordo come se fosse ieri. Ero sotto shock. Pensavo che non era possibile, appena sono entrati… Ero a casa della mamma di Fabrizio, ero andata la mattina alla Dda perché avevano fatto il dissequestro dei soldi e dovevo andare a firmare, non mi è stato detto nulla. Le stesse persone che sono venute a casa della mamma di Fabrizio, che avevano il mandato per lui, mi hanno guardato e mi hanno detto ‘Signora Persi, mandato di cattura anche per lei’.
E lei come ha reagito…
Ho avuto tempo di chiamare il mio ex marito, ‘Scusami, mi stanno portando via, non dire niente ai miei figli’, ho detto la stessa cosa a mio padre. Da lì mi hanno preso il telefono, quando ti arrestano sei un numero. Mi hanno portato in galera, aperta la cella ero soltanto un numero.
I suoi figli come hanno appreso la notizia del suo arresto?
Ho pregato di non far uscire la notizia subito. Mio figlio ha acceso il televisore il pomeriggio e la mia faccia era su tutti gli schermi. Il dolore che hanno generato alla mia famiglia e ai miei figli non lo dimenticheranno mai, tutti i soldi del mondo non cancelleranno mai questa cosa. Mai.
È una cosa terribile quella che ha subito.
Mi metto nei panni di chi fa la galera per 10 o 15 anni e poi è innocente. Sì, ti possono risarcire, ma ti hanno tolto la vita, la libertà. Tanta gente è sparita con me, quando una persona normale cade in disgrazia la gente le volta le spalle. Chiedo scusa alle persone che ho fatto soffrire vicino a me con questa cosa, che almeno è finita bene, però posso chiedere scusa. Chiedo scusa alla mia famiglia e ai miei figli.
Ci racconti del momento in cui è finita la fase dei domiciliari ed è tornata in libertà, come lo ha vissuto?
Alla fine dei domiciliari ho pensato ‘Ricomincio a vivere’. Mi sembrava strano. Prima venivano quattro volte a controllarmi a casa, anche la notte, alle 3. Ma una mamma con due figli minori, incensurata, dove poteva andare? Non sono scappata con 2 milioni di euro nel controsoffitto e durante i domiciliari lascio i miei figli e scappo? Ho vissuto un film dell’orrore. 10 mesi ai domiciliari, dopo quasi un mese di carcere.
Quando tutto è finito mi sembrava strano perché prima, quando uscivo, esclusivamente per andare in tribunale, dovevo chiamare il commissariato e avvisare.
Le prime volte fa strano…
Esci e non devi chiamare nessuno, non sei più controllato, non hai più gli orari. Non sapevo nemmeno dove andare, che fare. Che fai dopo un anno dentro casa? Quando tocchi il fondo e raggiungi una sofferenza estrema, ti dissoci con la mente da tutto quello che sta accadendo. I miei figli sono andati un anno dallo psicologo, ringrazio il mio ex marito che è stato molto vicino a me e a loro.
Ha mai avuto paura di non riuscire a dimostrare la sua posizione davanti a un giudice?
Sì, anche se sapevo di essere innocente.
Dopo l’assoluzione ha sentito Fabrizio Corona?
Certo, eravamo insieme. Mi ha detto ‘Apri Internet e leggi’…
Se oggi dovesse fare un bilancio di quanto vissuto a livello giudiziario, cosa non rifarebbe e cosa, invece, sarebbe pronta a ripetere?
Sicuramente non ripeterei l’esperienza del carcere, non rimpiango nulla, siamo stati assolti e non do la colpa a Fabrizio per quello che mi è successo. Ho fatto tutto di mia volontà perché è una persona a cui voglio molto bene, l’ho sempre aiutato e non do la colpa a nessuno. Probabilmente non terrei i soldi, con il senno di poi probabilmente nemmeno Fabrizio li metterebbe lì.
Com’è la sua vita oggi?
Oggi la mia vita è alti e bassi, provo piacere nell’aiutare il prossimo anche se questa cosa mi genera spesso tante sofferenze. Mi ritengo fortunata perché ho cresciuto dei figli che, nonostante tutto quello che hanno passato, sono meravigliosi. Oggi ho pochi amici ma buoni, non rifarò mai l’errore di fidarmi di chi non lo merita.
(Giovanna Tedde)