Svolta nel caso di Anna Todde, 49enne sarda uccisa in Austria 14 anni fa. Secondo gli ultimi sviluppi nelle indagini sull’omicidio della donna, all’epoca residente a Torino, ci sarebbe un sospettato. A inchiodarlo al profilo di presunto assassino sarebbe una traccia di Dna isolata sul cadavere. La sorella della vittima, Luciana Todde, ha rilasciato un’intervista al quotidiano La Stampa in cui parla dei sospetti di allora e di alcuni “strani messaggi” ricevuti quando, a sua insaputa, Anna Todde era già morta.
Il giallo di Anna Todde affonda le radici nel 2008. La donna, originaria di Goni, in Sardegna, da anni si era trasferita in Piemonte e si era sposata con un uomo poi morto in un incidente. Il ritrovamento del cadavere dato alle fiamme sulle sponde del fiume Drava, a Völkermarkt, in Austria, sarebbe avvenuto il 4 ottobre dello stesso anno e, dagli esami autoptici, si sarebbe rilevato che la vittima fosse stata strangolata e poi raggiunta alla testa e al petto da almeno quattro colpi di arma da fuoco. Poco prima di morire, la donna avrebbe avuto un rapporto intimo forse con il suo assassino. La famiglia avrebbe scoperto della morte di Anna Todde soltanto nel 2010, a seguito della identificazione avvenuta attraverso il calco dei denti proprio all’epoca, dopo due anni di indagini per risalire all’identità della vittima resa irriconoscibile dall’azione del fuoco.
Omicidio di Anna Todde, chi è il sospettato a 14 anni dal delitto
La persona attualmente indagata per il presunto coinvolgimento nella morte di Anna Todde, secondo quanto riportato dal quotidiano La Stampa nelle ultime ore, sarebbe un uomo di nazionalità marocchina che con lei avrebbe avuto una breve relazione proprio a ridosso dell’omicidio. L’uomo, già in carcere da 4 anni alle Vallette di Torino, riferisce L’Unione Sarda, per reati di droga, sarebbe stato raggiunto in cella dalla notifica delle indagini a suo carico per l’omicidio della 49enne sarda avvenuto in Austria nel 2008. Una potenziale svolta che arriva dopo 14 anni di buio e grazie a una traccia di Dna che gli inquirenti avrebbero isolato sui genitali della vittima. L’indagato, Brahim A., avrebbe respinto ogni accusa in merito al delitto e la difesa, riferisce ancora il quotidiano sardo, avrebbe riservato ogni commento a una fase successiva all’esame del fascicolo.
Il corpo di Anna Todde, dato alle fiamme dall’assassino per renderne impossibile l’identificazione, avrebbe presentato però una particolarità che, rilevata dopo due anni dal ritrovamento, avrebbe portato a dare un nome e un volto alla vittima: la donna aveva una protesi dentaria usata quasi esclusivamente da uno studio odontoiatrico torinese. Intervistata da La Stampa, Luciana Todde, sorella della 49enne uccisa, ha parlato dei sospetti maturati 14 anni fa a seguito della ricezione di alcuni “strani messaggi” che avevano instillato in lei il dubbio che fosse successo qualcosa di grave: “Avevo ricevuto dei messaggi scritti in modo strano – ha raccontato la donna al quotidiano –, in cui diceva che sarebbe andata via da Torino e avrebbe cambiato vita. Le parole erano separate da asterischi, Anna era una donna intelligente e scriveva benissimo (…) Era chiaro che qualcuno stesse adoperando il suo cellulare“. La sorella di Anna Todde ha aggiunto inoltre che la 49enne avrebbe avuto con l’attuale indagato una relazione di pochi mesi: “Lei non lo amava più e lui era geloso“.