Ormai giunti alla terza puntata della nostra analisi dettagliata dei numeri Istat sul Pil dell’Italia nel secondo trimestre dell’anno (qui potete recuperare la prima e la seconda) ci occupiamo dei consumi degli italiani, interessati per ora alle quantità, alle dinamiche reali, ma con un necessario occhio di riguardo in una prossima occasione anche ai prezzi, visto che è da lì che stanno sorgendo i pericoli più gravi per la crescita economica e la stabilità del nostro sistema.
Iniziamo ricordando che i consumi finali, componente della domanda aggregata dei conti nazionali assieme agli investimenti e alla domanda estera netta (export meno import) comprendono sia i consumi del settore pubblico, la spesa delle Pubbliche amministrazioni, che quelli del settore privato, i quali sono a loro volta dati dai consumi delle famiglie e da quelle delle ISP, le istituzioni sociali private, organizzazioni non profit al servizio delle famiglie. Sono i produttori privati di beni e servizi non destinabili alla vendita quali associazioni culturali, sportive, fondazioni, partiti politici, sindacati ed enti religiosi.
Nella nostra prima puntata sui numeri Istat del Pil abbiamo visto che i consumi della Pa sono sempre rimasti al di sopra del loro livello pre-pandemia, com’era ovvio soprattutto per la maggiore spesa pubblica sul fronte della sanità. Invece i consumi privati, dopo essere crollati del 18% nel primo semestre 2020 a causa del lockdown rigido, hanno recuperato, in particolare nel corso del 2021, sino a posizionarsi nel secondo trimestre dell’anno in corso su un 2,2% più basso del loro livello pre-Covid. Al loro interno bisogna tuttavia distinguere tra i consumi delle famiglie, per i quali tale cifra scende all’1,8% e quelle delle ISP, ancora più bassi dell’8,1% rispetto al quarto trimestre 2019.
Ma i consumi delle famiglie quali dinamiche hanno registrato nelle loro principali componenti? Ad esempio, i beni rispetto ai servizi e, all’interno dei beni, i non durevoli, i semidurevoli e i durevoli? Iniziamo a vederli in un grafico di sintesi.
Grafico 1 – Punti % di caduta dei consumi reali delle famiglie per la pandemia e loro recupero sino al II trimestre 2022
Il Grafico 1 fornisce informazioni interessanti tanto sulla caduta pandemica dei consumi quanto sulla successiva ripresa. In particolare:
– Durante la fase acuta della pandemia, nel primo semestre 2020, gli italiani obbligati dal lockdown hanno ridotto drasticamente i loro acquisti: quelli di beni durevoli sono diminuiti del 30%, i servizi del 25% e i beni semidurevoli del 24%. Unica eccezione i beni di uso quotidiano e acquisto frequente, tra cui in primo luogo gli alimentari e i prodotti per l’igiene personale e la pulizia della casa, che hanno visto invece un calo molto limitato e pari solo al 5%.
– Nella fase di risalita e recupero dei consumi si è invece assistito a un fenomeno interessante, ma meno prevedibile: riguardo ai beni i comparti che avevano subito i cali più rilevanti sono quelli che non solo hanno recuperato integralmente, ma hanno anzi conseguito una crescita ulteriore e significativa. Infatti, i durevoli, che pesano l’8% nei consumi delle famiglie, hanno conseguito cinque punti aggiuntivi rispetto al completo recupero e i semidurevoli, che pesano il 9%, sei punti.
– Restano due comparti: i non durevoli, che pesano il 33% nei consumi delle famiglie, avevano perso poco, lo hanno sostanzialmente recuperato, ma la domanda non è andata oltre, come può essere d’altra parte coerente con beni poco elastici rispetto al reddito; invece i servizi, che pesano per metà dei consumi familiari, hanno recuperato i quattro quinti della caduta e a metà di quest’anno distavano ancora 4,4 punti dal livello pre-Covid. Prevediamo tuttavia che nel trimestre estivo questo gap sia stato completamente riassorbito, considerando la ripresa consistente che ha riguardato i viaggi e il turismo, e in conseguenza i servizi di trasporto, alloggio e ristorazione.
I dati precedenti sui consumi interni non includono solo la spesa delle famiglie italiane effettuata sul territorio nazionale, ma anche i consumi qui realizzati dai turisti stranieri in visita e ovviamente escludono la spesa dei turisti italiani quando si recano all’estero. Queste due voci particolari, la spesa degli stranieri in Italia e quella dei turisti italiani all’estero, meritano di essere analizzate a parte in quanto particolarmente utili a mostrare gli effetti della pandemia sui flussi turistici internazionali.
Grafico 2 – Spesa in termini reali dei turisti italiani all’estero e degli stranieri in Italia (Indici IV trimestre 2019 = 100)
Il Grafico 2 mostra la quasi scomparsa del turismo internazionale nella prima fase della pandemia: nel corso del 2020 la spesa reale degli italiani in viaggio all’estero è crollata fino a un massimo del 90% (nel terzo trimestre) e quella degli stranieri in Italia dell’85% (nel quarto trimestre). Il recupero graduale avvenuto da allora ha portato per la prima volta a un pieno recupero nello scorso secondo trimestre dei livelli pre-Covid per la spesa degli stranieri nel nostro sistema economico (essa è ora a un +2,8%). Invece la spesa reale degli italiani all’estero ha recuperato solo in parte, fermandosi al secondo trimestre solo al 75% dei livelli pre-Covid.
In sostanza mentre il Covid ha fatto sparire i turisti esteri in Italia, ma ora sono tornati e spendono più di prima, ha anche fatto sparire i turisti italiani all’estero, ma essi sembrano, almeno per il momento, aver modificato le loro preferenze, scegliendo di restare di più nel nostro Paese per le loro vacanze. Questi cambiamenti di preferenze hanno prodotto effetti positivi sulla nostra bilancia dei pagamenti turistica, come viene mostrato dal Grafico 3.
Grafico 3 – Spesa degli italiani all’estero e degli stranieri in Italia (Dati per trimestre destagionalizzati a prezzi correnti – Miliardi di euro)
Prima del Covid la spesa dei turisti stranieri in Italia era arrivata sino a un massimo di 12 miliardi di euro nel secondo trimestre 2019 per poi precipitare a meno di due miliardi nel quarto del 2020. Invece la spesa degli italiani all’estero non aveva mai superato i 6 miliardi a trimestre, consentendo stabilmente un attivo dello stesso ordine di grandezza. Dopo il minimo di poco più di mezzo miliardo nel terzo trimestre 2020 la spesa degli italiani è risalita fino a poco più di 4 miliardi nel secondo trimestre 2022, tuttavia nello stesso periodo la spesa degli stranieri è ritornata al massimo storico di 12 miliardi, consentendo un attivo di quasi 8 miliardi. Quando saranno noti i dati del terzo trimestre assisteremo probabilmente a due nuovi record, sia nella spesa degli stranieri in Italia che nel saldo attivo della bilancia turistica.
Sin qui i dati esaminati sono apparsi quasi tutti di segno positivo, tuttavia sinora abbiamo fatto riferimento principalmente a grandezze reali e a dati di periodi appena trascorsi, mentre siamo consapevoli che i pericoli maggiori per il nostro sistema economico sono relativi all’immediato futuro e stanno provenendo quasi esclusivamente dal lato dei prezzi.
Si delineano in questo modo le due prossime tappe del nostro viaggio dantesco (ma sinora abbiamo camminato tra il paradiso e il purgatorio) tra i gironi dell’economia italiana e sotto la guida imprescindibile dell’Istat nei panni di un moderno Virgilio:
– in primo luogo un’analisi delle grandezze disponibili per i mesi del trimestre estivo (produzione, consumi, occupazione) così da farci un’idea sul possibile andamento del Pil nel terzo trimestre;
– in seguito una riflessione sul reddito disponibile e il potere d’acquisto delle famiglie alla luce dei crescenti prezzi dell’energia e dell’inflazione generale.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.