Aprire un museo dell’omosessualità a Torino è la proposta che giunge quest’oggi attraverso le colonne del quotidiano “La Stampa” da parte di Angelo Pezzana e Maurizio Gelatti, presidente e copresidente della Fondazione Fuori!, i quali hanno spiegato le ragioni del loro appello in un ampio articolo. In primis, i due ricordano che proprio il capoluogo sabaudo si è candidato a ospitare l’Europride nel 2026 oppure nell’anno immediatamente successivo e un allestimento museale permanente sarebbe non soltanto un ottimo biglietto da visita in termini di candidatura, ma anche una “ciliegina sulla torta”.
Come sottolineano Pezzana e Gelatti, il museo dell’omosessualità “sarebbe l’unico italiano in un’Europa che vede già altre realtà simili, come Berlino e Londra. Uno spazio di cultura che restituirebbe al pubblico lo straordinario patrimonio storico – nazionale e internazionale – raccolto e custodito da cinquant’anni dalla Fondazione Sandro Penna Fuori! […] Il progetto è pronto, la collezione e l’archivio sono a disposizione: si tratta adesso di rendere tutto concreto”.
MUSEO DELL’OMOSESSUALITÀ A TORINO, FONDAZIONE FUORI!: “ATTRAZIONE IN PIÙ”
I vertici della Fondazione Fuori!, nel loro articolo su “La Stampa” hanno tenuto a precisare che il museo dell’omosessualità a Torino, qualora fosse realmente istituito, “potrebbe essere un’attrazione in più per la nostra città, facendola preferire ad altre. I manifestanti del Pride, poi, sarebbero un veicolo naturale di conoscenza del museo a livello mondiale. Un processo virtuoso, di sostegno reciproco. Tutto a favore della cultura della non discriminazione”.
Infine, un appello: “Facciamo sì che, come Torino nel 1971 è stata pioniera nella lotta per i diritti con la nascita del Fuori!, ora lo sia nel consolidare a livello globale la sua fama di capitale italiana dei diritti. Torino è da sempre città laboratorio, incubatrice di esperienze di successo e di innovazione. Capace di aver capito in anticipo quanto i diritti siano temi irrinunciabili per dialogare con le nuove generazioni. L’Europride e il museo dell’omosessualità sono a nostro giudizio il veicolo per parlare ai giovani e al mondo”.