Josep Borrell, l’Alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera, due giorni fa ha dichiarato, a proposito della politica monetaria della Fed, che “tutti devono seguire altrimenti le loro valute verrebbe svalutate”; “tutti stanno alzando i tassi e questo ci porterà in recessione”. Il politico spagnolo ha espresso la preoccupazione per gli effetti della politica monetaria americana che sta mettendo all’angolo le altre economie e in particolare quelle più fragili. L’America, sembra voler dire Borrell, gioca da sola. L’Europa ha più problemi degli altri sia perché è colpita più di tutti dalle sanzioni alla Russia, sia perché la crisi economica e la crisi energetica aprono faglie all’interno dell’Unione; per chiuderle servono molti più soldi di qualsiasi crisi si sia mai vista finora in Europa in un frangente in cui chi dovrebbe metterli è in profonda difficoltà.
Nelle ultime 48 ore l’Alto rappresentate ha toccato altri due punti. Ieri ha spiegato che “la prosperità europea era basata sull’energia economica che arrivava dalla Russia”. L’ovvia conclusione è che senza quell’energia è finita anche la prosperità europea a meno che non si riesca a sostituire quelle forniture a quei prezzi. Forse è possibile sostituire le quantità; certamente non a quei prezzi se non nel lungo periodo.
Non è chiaro se questo cambiamento sia considerato positivo perché incentiva la transizione. In questo caso bisognerebbe spiegare bene cosa sia la transizione e quanto costi e poi, come in una democrazia liberale, metterla ai voti. Oggi, invece, l’Unione cala la sua rivoluzione su cittadini ignari e senza voto sulla base di una “scientificità” che il resto del mondo non condivide.
Borrell ha spiegato che non possiamo neanche più contare sulla Cina per lo sviluppo della nostra economia e questo richiede una “seria ristrutturazione”. Forse l’Alto rappresentante si riferisce alla profonda ristrutturazione delle catene di fornitura globale che richiede una risposta da parte delle economie sviluppate occidentali. Si tratta di rimpatriare capacità produttiva, in tutto o in parte, e in altri casi di spostarla in Paesi amici. Potrebbe essere un’opportunità enorme a patto di avere energia abbondante ed economica con cui far funzionare le imprese. Negli Stati Uniti questo accade con dimensioni che impattano sia la vita dei cittadini che il “Pil”. In Europa no e la ragione è evidente: non c’è energia.
L’ultima questione toccata ieri da Borrell è la crisi alimentare messa in relazione a quella energetica. L’industria alimentare è un settore intensivo dal punto di vista energetico. Dai fertilizzanti, fatti con il gas, alla catena del freddo, dal processo di trasformazione a quello di raccolta; bisogna muovere trattori, far funzionare macchine, ecc. Il mito dell’agricoltura biologica è un mito da ricchi che funziona solo nella misura in cui il sistema, nel suo complesso, rimane quello di sempre. Esattamente come la transizione è una cosa da ricchi che funziona solo nella misura in cui l’energia rimane quella del gas economico. Altrimenti tutto il sistema incorpora i costi delle “rinnovabili” e sono dolori.
In questo scenario Borrell invoca un “sovranismo europeo”, il controllo di fonti energetiche “nostre” che rendano l’Europa indipendente, più sovranità sulla “sicurezza”. Queste aspirazioni si scontrano con la velocità dell’emergenza energetica che minaccia la sopravvivenza dell’industria europea con tempi molto più veloci di qualsiasi programma energetico e con l’impatto sociale di questa crisi. L’altra sfida è quella della coesione europea che è minacciata da una fase in cui, per l’ennesima volta, gli Stati hanno deciso di fare da soli. L’unica soluzione “positiva” rischia di arrivare, ancora una volta, solo dopo lo svolgimento della crisi perché nel frattempo i forti guadagnano posizioni a discapito dei deboli. L’Europa, insomma, è il mito a cui nessuno crede se non come autoconvincimento per mancanza di spiegazioni alternative. Almeno prima si poteva garantire prosperità a tutti. Oggi, tirando senza particolare fantasia le conclusioni delle dichiarazioni di Borrell, è lecito dubitarne.
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