Il PSG ha investito 222 milioni di euro per assoldare un esercito di troll con cui difendere la propria reputazione e attaccare via web alcuni suoi giocatori? Questo è lo scenario che è stato tratteggiato dalla testata giornalistica d’Oltralpe “Mediapart”, che sarebbe entrata in possesso di un documento inedito, vale a dire un rapporto di 50 pagine a cura dell’agenzia Digital Big Brother (Dbb), relativo all’attività svolta per conto del club parigino nella stagione 2018/2019.
In esso, viene sottolineato come il PSG avrebbe dato ampio spazio ai troll, creando su Twitter decine e decine di account fake, che avrebbero messo nel mirino i giornali considerati “nemici” della società, ma anche “obiettivi specifici”, individuati all’interno della rosa della squadra. Di chi si tratta? I nomi fatti sono quelli di Adrien Rabiot (oggi in forza alla Juventus di Massimiliano Allegri), Henrique e Kylian Mbappé, con una strategia di risposta e di interazione “elaborata con il team di comunicazione del Psg”.
“PSG HA PAGATO TROLL PER SFERRARE UN’OFFENSIVA CONTRO ALCUNI GIOCATORI”: LE ACCUSE DALLA FRANCIA
Peraltro, i troll che sarebbero stati assoldati dal PSG per puntare il dito pubblicamente contro alcuni tesserati del club, sarebbero anche stati coinvolti nell’operazione Neymar, con particolare riferimento al periodo in cui l’ex fidanzata del campione brasiliano lo accusò di averla stuprata (indagine archiviata, ndr). In quella circostanza, stando a quanto si legge nel report diffuso da “Mediapart”, i profili fake si sarebbero scagliati contro di lei, con tweet come questo: “Versioni che cambiano a causa degli antidepressivi… Questo è il c*gna-karma”.
“Mediapart”, dal canto suo, ha provato a mettersi in contatto con il PSG per raccogliere la versione ufficiale della società sulla questione troll e la risposta è stata la seguente: “Non abbiamo mai stipulato un contratto con un’agenzia al fine di danneggiare individui e istituzioni“. Di diverso avviso DDB: “Il nostro ruolo era quello di adattare, con i vari strumenti a nostra disposizione, la strategia stabilita sul digitale dall’allora direttore della comunicazione”. Quale sarà, a questo punto, la verità?