Carlo Ginzburg (Torino, 1939), storico, saggista e accademico, dopo gli studi nell'Università di Pisa e alla Normale di Pisa, dal 1976 ha insegnato nell'Università di Bologna, quindi nelle Università di Harvard, Yale e Princeton e dal 1988 alla Ucla University of California di Los Angeles; dal 2006 insegna storia delle culture europee nella Normale di Pisa. Si è occupato prevalentemente di storia della mentalità e della cultura popolare tra il XVI e il XVII secolo, con particolare attenzione ai problemi metodologici e ai rapporti tra ricerca storica e altri ambiti disciplinari. Nel 1992 ha ricevuto il Prix Aby Warburg e, nel 2005, il premio dell'Accademia dei Lincei Antonio Feltrinelli nella categoria scienze storiche. Tra le sue opere si ricordano: "I benandanti. Stregoneria e culti agrari tra Cinquecento e Seicento" (1966); "Il nicodemismo. Simulazione e dissimulazione religiosa nell'Europa del '500" (1970); "Il formaggio e i vermi. Il cosmo di un mugnaio del '500" (1976); "Indagini su Piero. Il Battesimo, il ciclo di Arezzo, la Flagellazione di Urbino" (1981); "Miti emblemi spie. Morfologia e storia" (1986); "Storia notturna. Una decifrazione del sabba" (1989). Nel 1991 ha pubblicato il pamphlet "Il giudice e lo storico. Considerazioni in margine al processo Sofri". In seguito "Nessuna isola è un'isola. Quattro sguardi sulla letteratura inglese" (2002), "Il filo e le tracce" (2006, premio Brancati Zafferana 2007). Tra le sue opere successive "Paura, reverenza, terrore: rileggere Hobbes oggi" (2008), "Nondimanco. Machiavelli, Pascal" (2018) e "La lettera uccide" (2021).
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