Gli scenari istituzionali sull’economia italiana per il biennio 2023-24 tendono ad essere negativi e oggetto di continue revisioni che indicano un aumento dei rischi. Ma crescono anche le voci controcorrente: tra queste ha avuto particolare rilievo quella di Carlo Messina, Amministratore delegato di Banca Intesa, che ha dichiarato di non condividere previsioni catastrofiche sull’Italia.
Questa posizione è importante perché i dati in possesso della banca permettono di vedere dettagli che gli scenari macro non registrano. Quali? Quelli che mostrano un’economia vitale nonostante la tendenza recessiva e che fanno sperare in un secondo semestre 2023 e in un 2024 positivi. Infatti, Messina pone l’enfasi sull’aiuto alle famiglie e unità economiche deboli affinché queste non siano vittime nel periodo critico, implicitamente facendo intendere che la gran parte del sistema economico resterà integra, pur soffrendo per qualche mese.
Tale considerazione porta l’attenzione al potenziale del bilancio statale per mitigare lo stress sulla parte più vulnerabile dell’economia italiana. In materia c’è stata una presa di posizione significativa da parte del Presidente di Confindustria, Bonomi: su un bilancio statale di circa 1.000 miliardi, almeno il 5% potrà essere dedicato a interventi calmieranti. Preferendo quali? Il taglio del cuneo fiscale nelle buste paga per lasciare più soldi netti ai lavoratori dipendenti. Con una dichiarazione aggiuntiva importante: se tale misura fosse stata presa in quantità robuste un anno fa, e non irrisoria come in realtà è stato, l’impatto dei costi energetici sulla popolazione meno capitalizzata sarebbe stato minore.
In altri termini, Confindustria sembra convergere con i sindacati nel chiedere al nuovo Governo una revisione della spesa utile a dare sollievo ai lavoratori, ipotizzando in circa 50 miliardi lo spazio fiscale conquistabile. Chi scrive concorda, pur ritenendo sfidante per il nuovo Governo gestire l’aumento dei costi per le pensioni e del rifinanziamento del debito pubblico causato dall’inflazione. Bisogna aspettare l’indirizzo della nuova maggioranza. Ma anche capire se il prezzo dell’energia resterà alto o tenderà a scendere per decidere una postura pessimista o ottimista.
I dati correnti indicano la maggiore probabilità che non ci sarà scarsità nel 2023-24, ma non sono ancora chiari i prezzi. Comunque non saranno così alti come quelli che hanno devastato famiglie e imprese nel 2022. Pertanto chi scrive non ritiene giustificata la sospensione degli investimenti privati per timore di un futuro nero.
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