Silvia Salemi: “Da piccola persi la voce”
Silvia Salemi è intervenuta durante la diretta di I fatti vostri in onda su Rai 2, ripercorrendo un pochino alcune cose importanti successe nel suo passato. Ricorda, in particolare quando a pochi anni di vita perse la voce, che riuscì a riacquisire “curandomi da sola”. “Ho risentito che quando ero molto piccola”, racconta, “avevo la voce. Quindi ci ho lavorato e a 5 anni ho trovato il coraggio di auto curarmi con la musica”.
Utilizzò una vecchia cassetta registrata dai suoi genitori quando era molto piccola, e Silvia Salemi riuscì a recuperare da sola la voce. “Oggi parlo anche troppo”, scherza poi sempre durante la diretta di I fatti vostri. “A 5 anni imparai a parlare e a cantare”, racconta ancora, e poi ad 11 anni “finivo scuola e andavo ai miei primi concerti”. In quel periodo decise che voleva fare la differenza nel panorama musicale italiano, “tutti si iscrivevano con le canzoni italiane, io cantai Like a prayer di Madonna. Ma all’epoca non c’erano i testi su internet, quindi improvvisai e inventai”. Ricordando che si segnò le parole ascoltando la canzone alla radio, segnandosele su di un foglio di carta ad orecchio.
Silvia Salemi: “Non bisogna abbandonare il rapporto diretto con le persone”
Sempre durante la diretta di I fatti vostri, su Rai 2, Silvia Salemi ha continuato a ricordare e raccontare il suo passato, dalla prima partecipazione a Sanremo, nel 1996, a solamente 18 anni. Era una promessa che aveva fatto a se stessa e che riuscì a mantenere, posizionandosi quinta. Di quell’esperienza ricorda che “ho sempre cercato nella musica la salvezza, il riscatto. Avevo bisogno di rompere degli schemi, i giovani hanno sempre bisogno di romperli, per crearne di nuovi, e in quel momento il caschetto mi omologava e andai a tagliarli quasi a zero”.
Andò a tagliarli “A casa di Luca“, scherza Silvia Salemi durante la diretta di I fatti vostri, ricordando la canzone che al Festival di Sanremo dell’anno successivo le avrebbe fatto vincere il premio per il miglior testo. La casa di Luca, ricorda, “era quella di Michele Zarrillo, che una sera disse questa frase: ‘che belle vibrazioni quando siamo in pochi, stiamo bene'”, che è un po’ ciò che voleva comunicare quella canzone. Un testo quasi profetico, continua a raccontare Silvia Salemi, rispetto a “quello che sta succedendo oggi, questa solitudine che si concretizza in queste nottate passate al telefono, con il telefono, che non vanno demonizzate, ma bisogna trovare un equilibrio tra l’utilità e il non abbandonare il rapporto diretto con le persone”.