Marcello Foa: “Con la pandemia il pensiero unico ha trionfato”
Marcello Foa, giornalista ed ex presidente della Rai, apre le porte a quello che a suo dire sarebbe il sistema dei media per condizionare il pensiero della popolazione. Nel libro “Il sistema (in)visibile”, già in ristampa, parla di presunte tecniche di indottrinamento che avrebbero come unico scopo quello di portare ad un pensiero unico. A La Verità, racconta: “Con la pandemia abbiamo assistito all’ennesimo trionfo del pensiero unico. Dietro le grandi crisi degli ultimi anni si delinea un sistema: ma per vederlo occorre umiltà e desiderio di approfondire, senza partito preso. Non siamo più padroni del nostro destino, e non abbiamo occhi per vedere”.
Secondo il giornalista, al tempo di oggi si utilizzerebbero tecniche Kgb: “Esaminando i documenti risalenti alla Guerra fredda emerge una continuità con le tecniche di condizionamento attitudinale usate dai servizi segreti sovietici durante la guerra fredda. E ne subiamo le conseguenze. Una dirigente di Pfizer, Janine Small, davanti ai parlamentari europei, rivela che in azienda sapevano che i vaccini non fermavano il contagio, e che nessun test è mai stato richiesto sulla prevenzione dell’infezione. Dinanzi a queste rivelazioni, ci si aspetta che l’opinione pubblica reagisca. Esiga verità. Eppure non ci sono state grandi scosse. L’opinione pubblica sembra non voler prendere atto della realtà, secondo schemi psicologici intuiti per primo dal Kgb“.
Marcello Foa: “Rifiuto le tesi complottistiche”
A chi parla di tecniche complottistiche, Marcello Foa risponde fermamente di non riconoscerle come sue: “Al contrario. Rifiuto con forza le tesi complottistiche. Chiariamo subito: non credo a una “Spectre” che lavora nell’ombra. Il sistema è basato in realtà su una coincidenza di interessi tra più mondi: politico, industriale, finanziario, militare, mediatico. Tutti ne beneficiano e hanno pertanto buon gioco ad alimetarlo”.
Il giornalista, sulle pagine de La Verità, si dice per la libertà sessuale ma critica l’estremizzazione di certe teorie: “Quando vengono portate all’eccesso, in qualche caso fino a invadere le scuole, si sfocia nella strumentalizzazione. Si intimidisce la maggioranza e si accentua il fenomeno di frammentazione dei valori e delle identità, facendo crescere nuove generazioni prive di solidi punti di riferimento valoriali. Con il risultato di favorire lo sviluppo di tante micro-comunità: piccole, fragili e dunque manipolabili”. Infine, il giornalista pensa che i media stiano sottovalutando il periodo putiniano: “È sconcertante come il rischio nucleare in questi giorni sia quasi banalizzato, e questa credo sia una conseguenza di politiche perentorie e impulsive. Si è smarrita la saggezza. Oggi l’impressione è che nessuno voglia davvero fermarsi, speculando che all’ultimo minuto sarà l’altro a cedere”.