Nuova udienza a Tempio Pausania (Sardegna) nell’ambito del processo per stupro di gruppo a carico di Ciro Grillo, figlio del fondatore del Movimento 5 Stelle, e di tre amici, Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria. Al centro di questa fase del dibattimento, riporta Repubblica, il referto dei medici della clinica Mangiagalli di Milano che avrebbero visitato la ragazza che denunciò la violenza. Per l’avvocato Giulia Bongiorno, legale della giovane, si tratterebbe di esiti chiari e compatibili con lo scenario contestato agli imputati, di parere opposto la difesa secondo cui i “lividi” che sarebbero evidenziati nella relazione avrebbero una natura riconducibile all’attività praticata dalla ragazza, il kitesurf.
L’udienza di oggi sui presunti reati sessuali ai danni della ragazza e di un’amica, contestati a Ciro Grillo e amici, sarebbe centrale proprio perché saranno esposti i risultati contenuti nel referto medico stilato il 26 luglio 2019 – pochi giorni dopo il presunto stupro di gruppo – presso la struttura milanese che avrebbe preso in carico una di loro, ma non solo: in aula sfileranno anche sette testimoni (dopo la deposizione della madre di Ciro Grillo, Parvin Tadjik). Si tratta, riporta Ansa, di ginecologa, medico legale e psicologo della clinica Mangiagalli che avrebbero visitato la ragazza dopo la sua denuncia, degli istruttori di kitesurf che avrebbero parlato con la giovane dopo il presunto stupro di gruppo e dei titolari del bed & breakfast in cui lei e l’amica avrebbero alloggiato durante la vacanza in Sardegna.
Processo Ciro Grillo: il referto della clinica dopo il presunto stupro di gruppo
Nel corso della nuova udienza del processo per il presunto stupro di gruppo che si celebra a Tempio Pausania a carico di Ciro Grillo, Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria, si parlerà del referto dei medici della clinica di Milano che visitarono una delle due giovani presunte vittime dei quattro imputati. Secondo l’accusa, le ragazze avrebbero subito violenze sessuali la notte tra il 16 e il 17 luglio 2019 nella villetta in cui alloggiavano i ragazzi, a Porto Cervo, e in particolare una delle due avrebbe subito uno stupro di gruppo che avrebbe denunciato ai carabinieri del capoluogo lombardo al ritorno dalle vacanze trascorse nell’Isola. Dal canto loro, gli imputati avrebbero sempre respinto ogni contestazione sostenendo che la giovane era consenziente.
L’esito della visita medica sulla presunta vittima dello stupro di gruppo sarà discusso a dibattimento e parte del contenuto è riportato dal quotidiano la Repubblica. I medici avrebbero ravvisato “gli estremi di un delitto procedibile d’ufficio” e, nella stessa relazione, sarebbe riportata l’assenza di lesioni o “perdite patologiche” in sede di esame ginecologico. Ma nello stesso referto sarebbe evidenziato quanto segue: “Al braccio destro, superficie volare, terzo medio, area di soffusione giallo-brunastra del tegumento, a contorni sfumati, ovalare, ad asse maggiore longitudinale di centimetri 3 per 1 circa“. Si tratterebbe di lividi da pressione che, secondo l’accusa, sarebbero esiti da costrizione subita durante la violenza sessuale. Al documento sarebbero allegate foto e ulteriori dettagli su segni rilevati a carico di avambraccio destro e gambe. È su questo che si baserà una parte della battaglia tra accusa e difesa: secondo l’avvocato della ragazza, Giulia Bongiorno, si tratta di evidenze riconducibili agli abusi. Ma per i legali degli imputati la lettura sarebbe differente: quei segni riscontrati in sede clinica sarebbero da attribuire al kitesurf, uno sport che la ragazza avrebbe praticato all’epoca dei fatti e che, secondo la difesa, potrebbero essere stati prodotti dall’attrito con la tavola.