In questa terribile guerra in Ucraina sentiamo, praticamente ogni giorno, bollettini che ci aggiornano sulle vittime fra i civili. E i soldati? Sì, ogni tanto si parla anche dei loro morti, ma in generale, per migliaia.
Di recente mi trovavo alla Stazione Centrale di Milano in attesa di partire per Roma ed essendo arrivato molto in anticipo ho gironzolato un po’ per la stazione. Vicino alla cappella della stazione ho visto che ci sono grandi lapidi coi nomi dei ferrovieri caduti nella Prima guerra mondiale e nella guerra di liberazione. In quel momento il pensiero è andato a quelle migliaia di soldati ucraini e russi di cui dicevo prima.
Anche i soldati sono persone. Hanno chi vuole loro bene, chi sentirà la loro mancanza se non torneranno più a casa. Tra loro ci sono anche molti mercenari, giovani che amano l’avventura o poveri cristi che non sanno rinunciare ai 4mila dollari al mese di contratto, come mi diceva un giovane taxista di Astana.
Non tutti i soldati sono cattivi, anche se la guerra rischia di farti diventare cattivo, soprattutto se vedi i corpi straziati dei tuoi compagni.
Non tutti i soldati sono eroi. Certamente non sono eroi quei russi, ma neppure quegli ucraini di cui parlava Zelensky in un discorso fatto all’inizio delle ostilità, che sono fuggiti davanti alla prospettiva di “morire per la patria”.
Certo, non sono neanche traditori o semplicemente vigliacchi se non riescono a trovare ragioni sufficienti per sacrificare la loro vita.
È difficile trovare ragioni sufficienti per morire se spesso non ci sono ragioni neppure per vivere.
E così il pensiero è andato, inevitabilmente, ai nostri giovani educati in questi anni agli ideali della libertà, della democrazia, della difesa dei diritti… Quanti di loro, quanti di noi che li abbiamo educati, sarebbero pronti a rischiare la vita per le cose in cui diciamo di credere?
Va bene, ho capito, la prossima volta che mi capita di arrivare presto alla stazione mi conviene fermarmi in quel bar dove servono dei croissants squisiti.
Però questa volta sono capitato davanti a quelle lapidi e ho pensato che non potevo non condividere con voi questi “brutti pensieri”. Ma sono proprio brutti, questi pensieri?
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